Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

21 dicembre 2012

Una sporca storia natalizia

Storia semiseria. (Io vi ho avvisato)

PROLOGO

23 dicembre 2011, ore 10:07 pm. Fabbrica di giocattoli di Babbo Natale.

La slitta era parcheggiata davanti all'ingresso del grosso stabile, la neve scendeva ormai da qualche ora e l’atmosfera era densa di fiocchi bianchi. Babbo Natale si era recato presso la Fabbrica di Giocattoli come ogni anno per il suo consueto discorso di incoraggiamento (e ringraziamento) alle creature che vi lavoravano. Al termine della sua visita ne uscì accompagnato da due collaboratori che lo seguirono fino al suo mezzo. Spinti dall'incalzare della bufera salutarono il capo e di corsa tornarono dentro ai loro compiti. La notte di Natale si avvicinava e tutto doveva essere pronto ma come ogni anno c’era una certa ansia. Ha una sua logica, se lavori solo pochissimo tempo durante l’anno tutti si aspetteranno che almeno il tuo lavoro tu lo faccia bene. Babbo Natale accarezzò il manto di una renna e disse loro qualcosa come: «Forza ragazze, avete riposato per un anno intero, la vostra notte si avvicina!»
Salì sul sedile della slitta togliendo la neve con il guanto rosso e fece per prendere le redini e dare l’ordine di partire alla renna in testa quando ad un tratto una grossa berlina nera, tedesca, si affiancò alla slitta. Senza volerlo Babbo Natale indugiò. Il finestrino oscurato si abbassò di pochissimo ed una voce gli chiese: «Babbo Natale?»
Allora l'anziano signore, ritenendo fuori luogo il porgere una domanda simile ad un anziano dalla lunga barba, vestito di rosso e seduto su una slitta trainata da renne disse: «No, sono il Gabibbo, ma ci scambiano spesso infatti.»
«Prendetelo!»
Disse l’uomo nell'auto e subito due figuri dall’aspetto losco si fecero incontro a Babbo Natale, afferrandolo e spingendolo nella vettura. L’anziano signore non riuscì ad urlare né ad opporre resistenza e si trovo poco dopo addormentato da un colpo in testa.

CAPITOLO PRIMO

24 dicembre 2011, ore 08:13 am.

Il cellulare di Red squillava già da un po’ ma lui lo ignorava rimanendo nel letto a cercare di dormire. L’insistenza di questo suonare spinse l’uomo a prenderlo, tastando gli oggetti sul comodino fino a trovarlo disse: «Per tutte le lucine di Natale, chi è adesso?».
La sonnolenza lo fece rispondere senza aprire gli occhi, senza guardare sullo schermo chi lo stava disturbando nel suo giorno libero. «Pronto?»
Con una voce che esprimeva una certa seccatura, riguardo quella telefonata importuna. Dall’altra parte Red riconobbe la voce del suo capo, il Commissario della Polizia Natalizia. «Principessa stavi dormendo? Oh scusa se ti ho svegliata - a questo punto cambiò radicalmente tono di voce, passando dallo smielato al suo tono abituale - adesso muovi il culo e vieni qui, subito!»
«Capo ma è giovedì oggi!»
Disse guardando l’orologio da polso che aveva posato sul comodino la sera prima, in risposta ricevette solo il suono di una cornetta che all’altro capo era stata riagganciata. Rassegnato si portò una mano alla fronte e borbottò qualcosa, aprì le coperte per alzarsi.

24 dicembre 2011, ore 08:45. Questura della Polizia Natalizia.

La neve adesso cadeva a fiocchi solitari, era tornata ad volteggiare rara e senza fretta. Avanti la porta una bambina dai riccioli neri e un orso di peluche in mano lo fermò chiedendogli: «Signore, scusami, tu sei un poliziotto natalizio?»
Una stazione di polizia sembra sempre un posto un po’ forte da digerire, anche se addobbata a festa, non era un caso che la piccolina avesse aspettato fuori. «Si bambina e vado di fretta.»
«Sono stata una settimana a letto con la febbre ed il raffreddore, non ho potuto scrivere la letterina a Babbo Natale prima di ieri, lo so che i postini natalizi hanno già fatto il giro di tutte le case, ma adesso è tardi. Puoi portarla tu?»
«Non mi occupo di certe cose piccola, rivolgiti all’ufficio prelievo letterine presso la Posta Natalizia.»
E lasciando la bambina con uno sguardo deluso richiuse la porta dall’interno.

«Buongiorno.»
Salutò una collega prima di bussare alla porta del superiore. «Di che umore è oggi il capo?»
Chiese. «Pessimo!»
Esordì lo stesso Commissario che in quell’istante, uscendo dal suo ufficio, aveva sentito la domanda. «Cosa c’è che non va stavolta? Qualche problema con una fabbrica? Gnomi e folletti se le danno ancora?»
Chiese quasi divertito. «Molto peggio, seguimi nel mio ufficio …»
Disse aprendo la porta, una di quelle porte con il vetro irregolare che impedisce di vedere attraverso.
«Qualche sacco di letterine perduto dai postini natalizi?»
«Se hai finito di dire cazzate chiudi quella porta e siediti.»
Red un po’ confuso dalla situazione eseguì l’ordine e si mise a sedere. Quando il Commissario faceva chiudere la porta la faccenda era seria e lui lo sapeva, dopo tanti anni di servizio aveva capito quando era il momento di essere seri e smettere di scherzare e quel momento era intuibile dalla porta e dal suo essere chiusa. «Signorina, non ci sono per nessuno.»
Aprendo la linea telefonica con la segretaria. «Siamo nella merda Red!»
Esordì. Poi continuò, voltando lo schermo del computer verso l’Ispettore perché vedesse. «Questa è la ripresa di una telecamera esterna di sorveglianza che monitora ventiquattrore al giorno il parcheggio della fabbrica di giocattoli. Tra le 10:07 e le 10:09 si vede chiaramente che una berlina nera si accosta ad una slitta e rapisce il conducente, poi si allontana celata dalla nevicata di stanotte. La targa è illeggibile e risparmiati la prossima domanda, la risposta è sì, era la slitta di Babbo Natale.»
Silenzio nella stanza. «Capo, ma è ventiquattro dicembre, fra poco è Natale!»
Era il classico capo della Polizia che fuma il sigaro, porta le bretelle e beve whiskey. «Lo so benissimo idiota, se non ritroviamo il vecchio siamo fottuti.»
La notizia tramortì l’Ispettore facendolo tornare a sedere con aria smarrita. «Non abbiamo tempo per disperarci - prese un foglio da un dossier in una cartellina e lo porse a Red - Natale Babbo, anni: svariate centinaia, bianco, altezza uno e settanta circa, corporatura imponente, capelli e barba (solitamente lunga) bianchi come la neve, patente di guida per slitta numero Nt251211, professione: consegnare i regali in tutto il mondo la notte di Natale. Al momento della scomparsa indossava un completo rosso. Per adesso non sappiamo altro se non che è il nonno che manda avanti la baracca qui e fa contenti tutti i bambini del mondo.»
«Per tutti i pupazzi di neve capo, hanno rapito Babbo Natale!»
Disse alzando la voce Red. «Sta zitto imbecille, vuoi che tutti ti sentano?»
Pose con forza una mano sulla bocca del suo sottoposto, per non farlo parlare ancora.
«Dobbiamo trovarlo, ma senza che nessuno capisca cosa sta succedendo, neanche i nostri. Hai idea di cosa succede se qualcuno spiffera alla stampa natalizia la notizia? Vuoi trovarci in prima pagina del “Corriere della Notte”? Questa missione è top secret, intesi?»
Red non potendo rispondere per via della mano sulla bocca si limitò ad annuire. Quando si trovò di nuovo libero di parlare prese fiato e chiese: «Abbiamo già dei sospetti? Testimoni?»
«Se ci sono testimoni o no lo scoprirai tu, per adesso nessuna rivendicazione, sospettiamo una pista terroristica di una cellula collegata ai Signori del Carnevale ma al momento non posso escludere niente. Per prima cosa voglio che tu vada lì, prima dell’alba i Servizi Segreti Natalizi hanno prelevato la slitta dal parcheggio, ci sono due agenti che ti mostreranno il luogo del rapimento. Ufficialmente si occupano loro del caso ma ormai siamo in ballo e non possiamo lasciare che si divertano senza di noi e poi non mi va di lasciare a quegli stronzi tutto il merito. Ho qualche contatto tra di loro, farò in modo che ti lascino esaminare la zona. Adesso vai!»
«Comandi Commissario.»
Rispose Red e fece per avviarsi alla porta.
«Un ultima cosa Red - pausa - conto su di te.»
Red non aveva mai visto il rude Commissario con quell’aria ferita, capì subito.

CAPITOLO SECONDO

La giornata era iniziata decisamente male, sarà stato forse questo il motivo per cui Red ebbe a dire, rimasto imbottigliato nel traffico: «La giornata è iniziata decisamente male! - sì, deve esser stato proprio quello il motivo (forse) - Per tutte le palline dell’albero di Natale, prima vengo svegliato nel mio giorno libero, poi mi dicono che qualcuno ha rapito Babbo Natale  poco prima della Notte. Ci mancava solo …»
L’Ispettore interruppe le sue lamentele perché aveva udito un suono provenire dal bagagliaio, un respiro di spavento. Il traffico era fermo e lui era un Ispettore della Polizia Natalizia che investigava sul rapimento di Babbo Natale al ventiquattro dicembre cercando di fottere il caso ai Servizi Segreti Natalizi, non ci pensò un istante di più, si fiondò fuori con la sua semiautomatica in pungo e aprì il bagagliaio.

Vi trovò la bambina coll'orso di prima. Si voltò facendo un verso di rabbia, disse: «Per tutte le calze della Befana!»
Prim’ancora che potesse iniziare il lungo rimprovero che stava immaginando la bambina disse: «Signore, hanno rapito Babbo Natale?»
Gli parve di sentire di nuovo le parole del suo Commissario, aveva detto qualcosa, a proposito di una missione, segreta.
Inventò una scusa per far sembrare che non stesse dicendo sul serio, ma la bambina iniziò a guardarlo con uno sguardo pieno di lacrime. In silenzio piangeva. Era una bella seccatura ma pensò che se ne sarebbe occupato dopo e che l’avrebbe portata al Distretto e lì avrebbero chiamato i genitori. Le disse di salire in macchina, stavolta davanti.
«Ma tua mamma ti lascia andare in giro da sola?»
«Non ce l’ho una mamma signore, vivo all’istituto “Suor Natalina”. Sono uscita di nascosto, per portare la letterina. Pensa che Babbo Natale si arrabbierà?»
Capì che una bambina che vive in un orfanotrofio e che sa del rapimento del ciccione era davvero un grosso problema, e ancora di più si convinse che era un grosso problema su cui riflettere dopo.
«I bravi bambini non si infilano nei portabagagli. Ma non ti preoccupare, con Babbo Natale ci parlo io.»
«Va bene signore, grazie, io mi chiamo Marie e lui è Orzo. Ho sei anni e mezzo, quasi. Tu come ti chiami?»
«Red»
Rimasero un attimo in silenzio. «Posso farti una domanda? - chiese lei - Ma quella pistola così grande te l’ha portata Babbo Natale? Anche a Filippo e Paoloandrea l’anno scorso le ha portate, ma erano più belle, facevano anche la luce, sai?»
«No, questa me l’ha regalata mamma. Quelle con le luci forse erano finite.»

24 dicembre 2011, ore 09:20 am. Parcheggio della Fabbrica di Giocattoli.

«Adesso io scendo, e tu mi aspetti qui. Faccio solo un servizio veloce, poi torniamo al Distretto e chiamiamo qualcuno che viene a riprenderti. Ti faccio conoscere anche il mio capo.»
«È simpatico?»
Chiese Marie. « … »
Rispose.

«Ispettore Red, Polizia Natalizia.»
Si presentò ai due uomini dell’intelligence. Di solito le persone che fanno questo mestiere sanno come non farsi riconoscere, ma quando si trovano nel parcheggio di una fabbrica gestita da gnomi fanno fatica a passare inosservati. Due uomini grandi come un Albero di Natale, completo nero, occhiali da sole sotto un cielo coperto di dicembre e radiolina all’orecchio, il giovedì mattina tra l’altro non ci sono nemmeno le partite in radio; fanno davvero fatica a passare inosservati.
«La stavamo aspettando, ci segua …»
Si diressero verso il luogo del rapimento. «Non vi sono tracce di pneumatici, la nevicata di stanotte ha coperto le nostre prove.»
Disse uno di loro. Red si guardò intorno cercando qualsiasi cosa. «Testimoni?»
Chiese. «Non possiamo permetterci di chiedere in giro se qualcuno ha visto Babbo Natale esser rapito, succederebbe un carnevale. Stiamo contattando i nostri informatori, qualcuno voleva che il Signor Natale fosse fuorigioco per la Notte, rovinando così la festa a tutti.»
«Per tutti i buoi e gli asinelli, dobbiamo trovarlo.»
«Abbiamo preso in consegna la slitta e trattenuto l’addetto alla videosorveglianza, l’unico ad aver assistito. Ma a quanto afferma non è  stato lui a telefonarvi, o meglio, quando ha fatto la segnalazione qualcun altro aveva già avvisato la vostra centrale. Questo vuol dire che qualcuno sa e non possiamo permetterci che vada in giro a raccontare tutto.»
Disse l’altro, poi continuò, porgendo un biglietto da visita. «Adesso dobbiamo andare, se scopre qualcosa ce lo faccia sapere.»
Red era sempre più teso da questa faccenda, ma continuava a voltarsi cercando qualcosa che l’ispirasse. Vide per un attimo Marie in macchina, intenta al suo orso Orzo, bisognava trovare l’obeso oppure tutti i bambini avrebbero avuto un Natale triste. Di fronte a se i suoi occhi trovarono un insegna: “Oreficeria Sorelle Preziosa”. Era quello un piccolo laboratorio cui venivano commissionati i lavori per i regali di Natale in oro e altri preziosi, un posto del genere doveva avere una telecamera esterna.

«Permesso?»
Chiese entrando. Vide una signora sporgersi oltre la porta di un retrobottega, il corpo era celato.
«Polizia Natalizia signora, devo farle qualche domanda.»
Scoprì così che le sorelle Preziosa erano in realtà siamesi, legate per la spalla destra di una, sinistra dell’altra. Rimase sorpreso. «Ci dica.»
Chiese una di loro. «Sono l’ispettore Red. Sto svolgendo un’indagine. Ho bisogno di sapere se avete un sistema di videosorveglianza esterno.»
«Si certo, il sistema a circuito chiuso riprende sia l’entrata principale che l’uscita sul retro.»
Rispose quella che fino ad allora era rimasta in silenzio. «M’interessa l’ingresso su viale della Stella Cometa.»
L’Ispettore le seguì sul retro fino ad un monitor che riprendeva in tempo reale la strada. Il parcheggio della Fabbrica di Giocattoli era perfettamente visibile. «Ho bisogno delle registrazioni delle dieci di ieri, per favore.»
«Ci vorrà solo un attimo …»
Le due sorelle presero due sedie ed iniziarono a trafficare vicino al computer, pochi minuti dopo gli consegnarono un disco. «Grazie mille signore, e tanti auguri.»
Disse uscendo di fretta. Appena fuori della porta, preso dai suoi pensieri, non si accorse di Marie, che lo aveva raggiunto e così la urtò.
«Perché sei uscita dall’auto?»
«Ho visto questo in mezzo alla neve e ho pensato che ti serviva …»
La bambina consegnò a Red un cappello, un cappello rosso con una fascia e la pallina bianche. Il cappello di Babbo Natale. Una bambina trova una prova sfuggita ai servizi segreti, questo la dice lunga. «Sei stata bravissima Marie!»
La bambina era molto soddisfatta. Diede la mano all’ispettore e attraversarono la strada, raggiungendo la macchina. Qui un'altra sorpresa “natalizia” li attendeva

CAPITOLO TERZO

“So di Babbo Natale, ho delle informazioni per te. Incontriamoci fra mezz’ora in Via dei Pacchi Regalo 25, c’è una birreria. Larry Lo Gnomo.”
«Deve averlo messo qui mentre tu eri via. Evidentemente non voleva che nessuno lo vedesse parlare con me. Per tutti i camini, questa storia non mi piace neanche un po’.»
Qualcun altro sapeva del sequestro Natale, se lo avessero saputo quei due energumeni lo avrebbero portato nel Castello di Natale e torchiato per ore. Guardò la bambina, poi le chiese: «Hai fame?»
Lei fece sì, scuotendo la testa.

24 dicembre 2011, ore 10:55 am. White pub.

«Adesso che mi fai conoscere il tuo capo devo dirgli che deve darti una macchina della polizia vera. Questa è una macchina normale. Sai, Pietro, un bambino del mio istituto ce l’ha. Gliel’ha portata Babbo Natale lo scorso anno. Fa anche il suono della sirena.»

Il “White Pub” era una specie di irish pub, lui non ci era mai stato e neanche sapeva che faccia avesse questo Larry ma trovare uno gnomo non doveva essere una cosa difficile in fondo. A meno che quello non fosse un locale frequentato da soli gnomi.

In tutta Natale City quello doveva essere l’unico pub per gnomi, gestito da uno gnomo, con dei tavoli ad altezza gnomo e il soffitto alto non più di uno e ottanta. Si avvicinò al bancone, dietro una ragazza gnoma (o gnomo?) riempiva i bicchieri alla spina. C’era un gran tumulto e qualcuno urlava, capì come doveva essersi sentito Gulliver.
«Spero che nessuno voglia mettersi alla guida di uno slittino tra questi ubriaconi.»
Marie lo seguiva e lui la teneva per mano. «Cerco Larry, sa chi è?»
Chiese alla barista. «Larry Lo Gnomo?»
«Mi sembra che siano tutti gnomi qui.»
Il fracasso intorno diventava sempre più forte. «Lo Gnomo è il cognome, comunque è quel tipo al tavolo …»
Red si voltò per guardare nella direzione che gli indicava la ragazza, ma subito si trovò uno gnomo addosso. Era esplosa una rissa nel locale, quei nanetti da tutte le parti se le davano di santa ragione. «No, di nuovo!»
Disse la barista, evidentemente era un abitudine. Red alzò in braccio Marie e la rimise a terra dietro il bancone per proteggerla dalla baruffa. Normalmente avrebbe esploso uno sparo in aria per attirare l’attenzione e sedare la rissa, ma in un locale di gnomi un uomo non può neanche alzare il braccio, la soluzione non era applicabile. «Per la barba dei Re Magi, Polizia Natalizia, fermatevi!»
Nessuno dei litiganti lo ascoltò e per poco si sottrasse ad un pungo. Intimò di smettere di nuovo, ma non sortì alcun effetto. Allora urlò con tutta la forza che aveva: «Ok ragazzi, birra gratis per tutti!»
La barista lo guardò spaesata. Gli gnomi si immobilizzarono, i pugni rimanevano sospesi in aria, le sedie a mezz’aria a poco da una testa. «Polizia Natalizia, adesso rimettete tutto in ordine oppure vi porto a fare un giro in centrale. Ah, un ultima cosa, niente birra gratis.»
Disse con un tono sadico mostrando il distintivo. La bambina che lo accompagnava esordì: «Lo sai che anche Antoine ha …»
«Il distintivo? E scommetto che gliel’ha portato Babbo Natale!»
La bambina sorrise annuendo con la testa. Poco dopo il locale divenne di nuovo calmo, uno gnomo si tolse il suo cappello di lana e girandolo fra le mani si avvicinò. «Ispettore? Sono Larry.»

I due sedettero ad un tavolo, su una sedia su cui Red si sentiva accartocciato. Marie mangiava la torta al bancone, lei si trovava perfettamente su quelle sedute invece.
«Fred, la guardia, ha chiesto un permesso per malattia ufficialmente, mi dica la verità, lo avete trattenuto voi? »
«I servizi segreti per la precisione, misura standard.»
«Veniamo al sodo ispettore, io ho visto tutto. Ero fuori nel piazzale, avevo appena parcheggiato il mio slittino-furgone quando è arrivata quella berlina nera. Non potevo far nulla, ho chiamato la polizia e sono andato via.»
«Capisco, non si preoccupi. Ha fatto bene a fidarsi di me, ma io posso fidarmi di lei?»
«Non dirò nulla ispettore, ha la mia parola di gnomo. Posso aggiungere solo che i malviventi che lo hanno preso avevano qualcosa di strano.»
«Qualcosa come?»
«…la coda! - poi indugiò un momento, Red ne capiva sempre meno - ma non so dirle altro, mi spiace.»
Sapeva che avvisare i piani alti di quel dettaglio forse lo avrebbe aiutato ma voleva proteggere Larry e quindi non lo fece. La prossima tappa della sua indagine era il Castello di Natale, sede di molte cose a Natale City ma soprattutto dimora di Babbo Natale. Doveva portare Marie in centrale ma era sicuro che la casa di Babbo Natale non è un posto che una bambina ha due opportunità di vedere nella vita, decise quindi di portarla con se.

CAPITOLO QUARTO

24 dicembre 2011, ore 12:20 pm. Castello di Natale.

L’auto di Red si fermò nel piazzale antistante l’ingresso del cancello, un gran viavai di persone ed altre creature.
Passò sul ponte levatoio e giunse al cancello, due elfi della Guardia Natalizia lo presidiavano ed incrociando le lance gli chiesero d’identificarsi. «Ispettore Red della Polizia Natalizia, devo parlare con il signor Natale.»
«Natale chi?»
«Natale Babbo.»
La guardia intuì la delicatezza della questione e la singolarità del caso e suonò nel corno. Un istante dopo si avvicinarono altri tre elfi, uno di questi portava un grande mantello blu e si presentò all’Ispettore come il Capitano Diluvio della Guardia Natalizia. Gli spiegò che lo avrebbe scortato personalmente.
Le guardie lo lasciarono passare, Marie noto l’emblema sul petto di uno dei due, c’era una stella e alberi davanti, sopra una scritta: “Natale tutto l’anno”. La piazza interna era tutta in fermento, la Notte si avvicinava e c’era una torre tutta addobbata ad albero di Natale, il coro provava e riprovava i canti della festa.
 «Che orecchie buffe!»
Sussurrò Marie a Red che rispose sorridendo. «L’alloggio personale di Babbo Natale si trova al secondo piano, ma l’ingresso è al quinto.»
Spiegò il Capitano. «Mi scusi - chiese Red - non credo di aver capito.»
«Lo vedrà presto, non si preoccupi.»
Presero un ascensore che funzionava chissà come che li portò al quinto piano. La seconda porta a sinistra recava una scritta su una placca d’ottone: “Casa Natale”. Le due guardie che la presidiavano lasciarono passare il loro Capitano e gli altri, la stanza era completamente vuota. L’unica cosa che c’era era una specie di comignolo di pietra al centro della stanza, tutto scolpito di motivi natalizi, grandissimo. Il Capitano ordinò ad una delle due guardie che lo accompagnavano di andare per primo, poi mentre questo saltava giù disse: «Il signor Natale ha preferito questo tipo di ingresso, per tenersi in allenamento tutto l’anno, ma è sicuro e pulito, e anche molto divertente.»
Guardò la piccola Marie e le sorrise. «Andiamo?»
Chiese infine. Marie era eccitatissima all’idea, Red dal canto suo nascondeva un po’ di paura, guardò sotto mentre l’altra guardia scendeva, era una specie di scivolo che si attorcigliava come quelli degli acquapark, ma non si vedeva il fondo. Indugiava seduto sul bordo, Marie si lasciò scivolare giù, ignorando il fatto che Red le avesse detto di aspettare. Il Capitano Diluvio intuendo le perplessità dell’Ispettore gli disse: «Non c’è altra entrata. Servo la Guardia Natalizia da centododici anni e nessuno si è mai fatto male.»
E lo spinse giù. Red percorse quasi tutto lo scivolo urlando, era tutto pieno di lucine lungo il comignolo, ad un certo punto dall’unico scivolo si diramavano altri minori e Red senza che dipendesse da lui ne imboccò uno. Atterrarono tutti in un camino gigantesco, tutto intarsiato, con il fondo coperto da un grosso materassone dove si sprofondava.

«Ho sentito qualcuno di VOI urlare, che sarà mai uno scivolo!»
Disse L’ispettore imbarazzatissimo. Nella casa di Babbo Natale non sapeva cosa cercare, era andato lì per un puro schema di procedura che si applica in questi casi. L’ambiente era bellissimo, c’era un altro caminetto acceso e soprattutto sembrava di stare all’aria aperta. Nella stanza enorme crescevano abeti altissimi, tutti addobbati a festa, cinguettavano uccelli e cosa più bella di tutte era tutto coperto di neve dal materassone in poi. Com’era possibile che nevicasse in una stanza con il soffitto non se lo spiegava Red, Marie corse sulla neve, di certe cose i bambini non si preoccupano. Di fianco al caminetto c’erano due poltrone e altri mobili erano adagiati sulla neve. Iniziò a cercare qualcosa, la stessa ispirazione di prima, quando ad un tratto sentì un rumore alle spalle.
Si voltò con la pistola in pugno, ma oltre il mirino vide una ragazza bellissima. Le guardie gli puntarono le lance alla gola ed il Capitano gli ordinò di poggiare a terra l’arma. La prese e con uno sguardo d’intesa ordinò ai suoi di lasciarlo, poi si inginocchiarono tutti e tre davanti alla ragazza, Marie lo fece come loro, si mise su un ginocchio, senza capire troppo quello che stava succedendo. «Per tutti i cenoni di Natale!»
Red ne capiva ancora meno. «Cenere e carbone quest’anno!»
Disse la fanciulla.

CAPITOLO QUINTO

24 dicembre 2011, ore 12:32 pm. Casa Natale.

«In piedi Capitano - disse lei - salve ispettore Red.»
«Salve, mi scusi per un attimo fa, ho avuto una giornataccia … ma … come sa il mio nome?»
Le guardie iniziarono a ridere. «Ispettore - si intromise il Capitano - se milady lo permette …»
«Ma certo Capitano …»
Disse lei. « … vorrei presentarle la Befana!»
«Oh … chiedo scusa signorina … è che la immaginavo diversamente … cioè, più …»
«Brutta? Vecchia?»
«No no, ci mancherebbe!»
«Non creda a questi luoghi comuni, lei si chiama Red, ma non per questo è vestito di rosso.»

La Befana congedò con le guardie e queste con un inchino si allontanarono nell’altra stanza. I tre si accomodarono presso il caminetto e la Befana offrì a Marie una cioccolata calda. «Mi dica, ha scoperto qualcosa sul rapimento di Babbo Natale?»
«Signorina, devo chiederle com’è al corrente di questa informazione.»
«Ispettore Red, io posso dirle ogni particolare di quella volta che ha rotto il vaso di sua nonna oppure di come è caduto dalla bici finendo nel fango, io … sono la Befana.»
Marie era eccitata all’idea di aver conosciuto la Befana. «Ho una pista, devo ancora valutare delle prove …»
«La registrazione …»
«È inquietante parlare con lei.»

«Ispettore, secondo lei perché rapire Babbo Natale? In fondo è un uomo così buono …»
«Per ora non so dirglielo signorina, per un riscatto magari?»
«No, non sia ingenuo Ispettore … Babbo Natale non è soltanto un uomo, è un simbolo. Perché secondo lei la gente non crede più a Babbo Natale? Perché non crede possibile che un uomo possa consegnare regali a tutti i bambini del mondo in una sola notte? No, perché non crede più al suo simbolo! Perché non crede più che sia possibile. Non mi riferisco ad andare in giro di camino in camino tutta la notte, la gente non crede più che sia possibile il Natale. Lei, Ispettore, si è mai chiesto come mai è Natale? Perché è Natale? Perché ogni anno torna puntuale Natale? Per darci una possibilità! Una strada per cambiare, perché quello che “a natale puoi” lo “devi” tutto l’anno! Altrimenti Natale non è mai. Natale bisogna saperlo aspettare, essere pronti quando arriva. Bisogna saper accogliere in casa propria Babbo Natale, latte e biscotti non bastano. Mio marito scola una pinta di birra in un solo sorso, cosa vuole che se ne faccia di latte e biscotti? A Natale non ci sono più scuse, altrimenti non è Natale. Magari lo sarà il prossimo anno, ma ancora una volta non è arrivato. Perché Natale giunge, secondo lei, “al freddo e al gelo”? Perché non deve essere una cosa comoda il Natale, Natale è una responsabilità! Una scelta! Rapire Babbo Natale vuol dire rapire il Natale, scegliere di stare dalla parte sbagliata. È una occasione da non mancare, una svolta, se lo si vuole. Per le strade la gente si saluta con: “C’è crisi!”, come vuole che arrivi quest’anno il Natale, se nessuno si scambia gli auguri? Non è una data, è uno state of mind. Non è una questione di spread o di altre cose di questo genere, è una questione di felicità. Una felicità che rischia di essere rovinata per tutti quest’anno. La prego, trovi mio marito.»
«Mi correggo signorina, è illuminante parlare con lei.»

CAPITOLO SESTO

24 dicembre 2011, ore 01:45 pm. Questura della Polizia Natalizia.

«Una berlina nera, Mercedes, la targa inizia con AK 81, dalla registrazione dell’oreficeria non si distingue altro, troppa neve nell’aria. Dobbiamo fare una ricerca, può occuparsene qualcuno?»
Chiese Red al Commissario. «Certo …»
«Nel frattempo io farò un giro alla Natelecom, per i tabulati della linea privata del nonno. Mi servirà un mandato.»
«Nessun problema. Bene, ti farò sapere di quella targa.»
Red fece per andarsene, poi voltandosi disse: «Non ci crederà Commissario, ho parlato con la Befana in persona.»
E ciò detto uscì.
«Marie, andiamo?»

24 dicembre, ore 03:30 pm. Sede Natelecom (dopo pranzo)

«Ispettore Red, Polizia Natalizia. Ho bisogno di parlare con qualcuno in grado di fornirmi un tabulato telefonico.»
Chiese Red all’impiegato alla porta. «Terzo piano, chieda di Mangianodi.»
Mangianodi era uno dei personaggi più caratteristici di Natale City. La tecnologia telefonica del Paese di Natale era un po’ diversa dalla nostra, i telefoni parlavano tra loro perché il signor Mangianodi infilava uno spinotto tra due buchi, due porte, uno di chi stava chiamando e uno di chi riceveva la telefonata, e così partiva la comunicazione. Adesso la particolarità di questo “uomo” era che per fare questo lavoro aveva nove mani. Nove mani e nove braccia, otto ne usava per collegare gli spinotti e una per registrare l’ordine delle conversazioni su un computer ma siccome usare otto mani in un mare di cavi non è proprio una cosa facile capitava che questo bizzarro personaggio rimanesse invischiato tra i fili e dovesse sbrogliare nodi indicibili che si formavano. Inoltre era un grande mangiatore di liquirizia, prendeva una rotella, la srotolava, annodava tutto il filo nero che ne usciva e solo allora l’addentava, da questo il suo nome. «Per tutte le pecorelle del presepe - sussurrò Red, poi chiese - Signor Mangianodi? Polizia Natalizia. Ho bisogno della sua collaborazione.»
L’impiegato era molto indaffarato, staccava uno spinotto e subito ne cercava un altro.
«Non poteva capitare in un momento più sbagliato, la Notte si avvicina e tutti si chiamano per gli auguri.»
Marie era un po’ spaventata da questo personaggio, un uomo-ragno lo aveva visto solo nei cartoni animati. «Le ruberò solo un istante, ho bisogno dell’elenco delle ultime chiamate entranti di Natale Babbo, la sua linea privata, diciamo dell’ultima settimana.»
Mangianodi rimase sorpreso da questa richiesta. «Ecco il mandato …»
Prese il mandato con una delle sue mani e lo lesse, tutto questo mentre continuava a fare il suo lavoro senza bisogno di guardare. Poi trafficò vicino al computer con la mano da computer e ne stampò un foglio. «In ventisette anni di servizio non ho mai origliato una telefonata ma se lei ha bisogno dei tabulati del signor Natale deve essere qualcosa di grosso.»
«Come la sua pancia!»
Disse l’Ispettore congedandosi.

Appena in macchina Red iniziò ad esaminare il documento. In realtà immaginava che Babbo Natale ricevesse più telefonate, ma poi si ricordò che la gente preferisce ancora le lettere quando si tratta di comunicare con lui. Notò un numero in particolare, che compariva ogni giorno, sapeva chi poteva dirgli di chi fosse e per questo tornò alla Centrale.

24 dicembre 2011, ore 03:55 pm. Ufficio di Tasso Assordante, Questura di Natale City.

«Marie, ti presento Tasso Assordante, il nostro addetto alle ricerche.»
«Augh! Marie Capelli di Pantera.»
L’Agente Tasso Assordante era un indiano (l’unico) in servizio presso la Polizia Natalizia. Quando c’era una pista da seguire nessuno lo faceva meglio di lui, prima o poi avrebbe fatto carriera. «Ho bisogno che mi trovi di chi è questo numero che compare in questo tabulato cinque volte in sette giorni.»
Red aveva strappato l’angolo di carta in alto a sinistra dove era indicata l’utenza a cui apparteneva l’elenco di telefonate. Marie era molto incuriosita dall’arredamento dell’ufficio. «Veloce come il torrente in piena d’agosto quando è in piena.»
Disse l’Agente un attimo dopo consegnando un responso.

24 dicembre 2011, ore 04:00 pm. Ufficio del Commissario.

«Marie aspetta un attimo con la signorina.»
Disse Red aprendo la porta. Senza bussare entrò poi agitato. «Commissario, il signor Natale ha ricevuto diverse telefonate negli ultimi giorni da …»
«Mister Zanna, della banda dei Topi!»
Lo precedette il Commissario agitando il suo sigaro fumante, poi continuò: «La berlina nera è sua.»
«Per tutti i rametti di vischio!»
L’immancabile Red sentenziò. La banda dei Topi era una cosca mafiosa di Natale City, formata da Topi grandi come uomini. Una sorta di “gatto con gli stivali” andati a male. Si occupavano di spaccio di dolcetti che cariavano i denti ed altri reati minori, ma non si erano mai spinti a tanto. «Cazzo Red, forse ci siamo, dobbiamo organizzare una retata!»
«So già chi se ne può occupare - rispose l’Ispettore, poi prese il cellulare ed il biglietto da visita che gli aveva lasciato l’armadio dei Servizi Segreti al parcheggio della Fabbrica di Giocattoli - Agente 0025? Abbiamo un lavoro per voi …»

CAPITOLO SETTIMO

24 dicembre 2011, ore 06:00 pm.

Il blitz portò all’arresto di sei membri della banda dei Topi e al ritrovamento di Babbo Natale in cantina insieme a un paio di chili di caramelle carianti e dolciumi scaduti. Venne rinvenuta anche una grande quantità di polverina frizzante, quella delle caramelle frizzanti, per capirci. Il movente del crimine, confessarono poi i rapitori, era la rabbia che avevano per non ricevere mai regali (che come è risaputo arrivano solo a chi fa il bravo), da questo per invidia volevano che tutti condividessero la loro sorte.
Babbo Natale ringraziò la Polizia Natalizia per il lavoro svolto e per aver salvato il Natale. Red restituì a Babbo Natale il suo cappello, ed in cambio ricevette in anticipo il suo regalo. Anche Marie lo ricevette, senza bisogno di consegnargli la letterina, un Orza per il suo Orzo. Più tardi Red la riportò al suo istituto, promettendole che la sarebbe andata a trovare. Qualche mese più tardi Marie andò a vivere con lui.

Quando aprì il suo pacco Red ebbe a dire solo: «Per tutte le Notti di Natale!»

Fine.

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