Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

29 ottobre 2012

Il faro del porto



Per F., faro d’un porto.


Cosa c’è oltre quello che si vede, che come una curva (od una siepe) esclude la vista dal prosieguo della strada? Cosa c’è oltre questa notte e questo vento, che invisibile ci porta?

Ogni giorno è il primo giorno del resto della tua vita e passano in fretta e alla nostra età è un lusso. Dopo tutto questo una vita basterà per stare insieme? Tutto ciò che c’è attorno a noi di così felice è passeggero o falso? Il tempo lascia passare tutto senza permesso, ma cosa decidiamo di conservare come il pirata che bada al suo tesoro lo seppellisce, non per essere dimenticato ma per essere protetto?

Lei è come una brezza fra l’estate e l’autunno, non tutto quello che passa passerà. Lei il Sole, io la Terra: di giorno insieme, di notte separati. 

Ripartiamo ogni volta dall’inizio e per l’ora di cena riusciamo al massimo a tenerci per mano, quand’ecco che è il momento di andare a dormire, in letti diversi. Com’è freddo il mio letto quando vai via. Siamo come il primo aereo della storia, non decolla per adesso, ma vale la pena provarci se perseverando voleremo ancora, prima o poi. Ogni giorno è un libro nuovo, imbarchiamoci allora per un nuovo capitolo, salpiamo per una nuova pagina e fra tutti i porti del mare approdiamo a quella nuova frase per godere di quella nuova parola. Io ho fiumi di versi per te, regalami due lettere allora che siano un “Sì”, amore mio che non ricorda più di quando mi amava. 

Se non ho ali per volare e il decollo non riesce allora planerò sulle parole per giungere al tetto della tua casa e svegliarti. C’è una qualche “silenziosa ragione” a tutto questo, quale però? Vorrei non dover partire mai, vorrei non vederti mai partire. Ogni volta che mi lasci poi non vai in nessun luogo. Ogni giorno venirti a riprendere, ogni giorno vederti fuggire; alla stazione venirti incontro, alla stazione lasciarti andare. Così ti catturai, così ti riprenderò. Come il faro d’un porto, non di luce fissa ma di luce propria. 

Come il faro d’un porto, và per poi tornare. 

Indice della rotta verso casa, un dolce abbraccio nel buio. E allora torna e prendimi, torna e perdonami. Vieni a salvarmi solo per farmi affogare ancora; ti voglio da morire come quella volta sulla spiaggia ma devi essere tu a condannarmi stavolta perché io non morirò più, se non mi restituisci il cuore. Questa era la vita mia che è diventata la tua seconda vita. I passi di noi due, della nostra storia che pian piano dimentichi, precipitano nel tuo mondo come prima era nel nostro. Se la nave affonda il Capitano affonda con lei. Ma io seminerò il dubbio ancora, provocherò il tuo corpo di nuovo e se non vuoi restituirmi la mia vita allora avrò la tua, per Dio!* 

Ricordi ancora come si fa l’amore? I modi che avevamo inventato noi, pur di farlo? A volte penso che sono proprio io la prima cosa di cui ti dimentichi, io che mai ti dimenticherò. Ma mi hai reso la persona migliore che io sia mai stata. Ti odio piano, ecco allora che t’amo.  

Ogni brindisi che ho fatto stanotte era alla tua felicità. Piove, le gocce si stirano sui vetri come il liquore sul fondo del bicchiere. Piove dentro e fuori la nostra casa. Il mio cuore è un cacciatore solitario che soccombe alla preda; che bel vento tira stanotte, hai avuto paura ed io c’ero a fartela passare. Hai avuto paura di me, la prima volta che eravamo nudi insieme ed io c’ero, a fartela passare. Non più un bacio, non ancora il mare, ma ero io che chiamavi ogni volta che ti scoprivi triste. Più bello fra gli oceani, sono queste le volte che mi fai annegare nelle tue acque salate delle mie lacrime. I baci che fanno rumore sono per il giorno, quelli silenziosi per la notte affinché degenerino in morsi se vuoi. I morsi non fanno rumore, dirti che mi hai fatto male sarebbe arrendersi, lasciarti vincere. Il mio respiro ti culla intanto, non fossi così bella tante cose non ti sarebbero perdonate. 

Siamo quello che potrebbe essere, volendo. Lontano dal logorio del tempo, quando il soluto è la tua ansia e le tue paure, ed il solvente il nostro sudore insieme ecco dunque che la chimica ci offre la risposta: la soluzione. 

Ma per fortuna agli uomini non è dato di baciarsi da soli sulla schiena. 

E la notte finisce purtroppo, ma per una volta vorrei sentire la tua voce ancora, come la vedetta annuncia terra in vista e la sentinella scopre l’alba. Gli uccelli del mattino cantano già, come la prima notte che passammo insieme, ricordi di come ci ricordarono che la notte finisce purtroppo? Non sempre, ma qualche volta quando si ama non si ha tempo per dormire, mio sogno d’una notte di mezzo semestre. L’alba è il motivo migliore per restare insieme. La differenza fra l’esser vivi ed il vivere è nel tempo che trascorri da sveglia, ho visto lo storno d’uccelli più grande della mia vita in un’alba per te, e ho capito d’esser vivo, in un’alba per te. Si vive una volta sola, bisogna farlo bene allora. Bisogna restare svegli.

Noi non siamo sposati, né fidanzati, né amici; quasi che non fossimo niente. Siamo alleati d’una guerra ogni volta che la combattiamo insieme e nemici tutte le altre volte. Amore mio, che mi hai chiesto di non fidarmi di te, che me lo chiedi ogni giorno. Io e te, se lo vuoi per una volta soltanto ancora, se mi credi e ricordi che per tutto il tempo che siamo stati insieme sei stata felice … 

… io e te siamo soli al mondo allora.




* Nota dell’autore: Questa frase l’ho urlata dalla mia finestra. Alle cinque e sedici del mattino in pieno centro di Teramo durante una nottata insonne. Attendiamo pazienti l’arrivo della polizia.



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