Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

25 settembre 2012

Purché sia buio e sottovoce.


Purché sia buio e sottovoce, il mio nome è un bacio sulla schiena che conservi per il mio ritorno, nella guerra fredda quotidiana del farsi unici e felici.

Hai un biglietto per il mio letto che non hai usato mai, non dimenticarlo. L’inverno sta arrivando e il mare cambierà le sue onde, arriverà il freddo e inizierai a coprirti, cos’altro dovrei fare per vedere ancora la tua pelle se non spogliarti dunque? Arriverà l’inverno e perderai i colori dell’estate, tornerai ad essere una lancia di perle, vorresti a quel punto farmi da foglio per una volta? Vorresti essere bianca e bellissima sotto una penna blu e profondissima? Tu, più bella fra le parole, vorresti essere per una volta un nudo foglio bianco? Con la tua vergogna che fa da tela alla tua bellezza, diverresti mia prigioniera se te lo chiedessi gentilmente? 

Sono qui, all’altro capo del cuscino, riesci a riconoscermi malgrado sia buio? Riesci a sentirmi respirare malgrado sia sottovoce? Purché sia buio e sottovoce riuscirei a riconoscerti anche solo dal tuo respiro, il mio nome è un bacio sulla schiena negato ad un altro, che custodisci per quando tornerò. Se la mia forza è tenerezza allora vorrai anche l’ultima goccia del mio sangue? Perché forse non lo sai, ma alla fine il tuo uomo è quello per cui conservi i baci sulla schiena.

Ho dimenticato di dirti che hai imparato a volare la settimana scorsa. Volavi a balzi, sollevandoti per poi ricadere e ricominciare. E salivi decollando dai miei fianchi per non farmi troppo abituare alla tua ferita, discendevi poi perché forse sentivi la mia mancanza; e per un istante le forze si compensavano e allora ti ho vista in volo senza vergogna. Tu, la più bella fra tutte le aviatrici, mi hai rivelato il segreto delle onde nel loro andare e venire, salire e scendere, fare e disfare. Mi hai mostrato il momento in cui un valore divenne un volare. Nel frangente di fuoco e ghiaccio in cui non sorgevi né tramontavi sui miei fianchi ho capito dove il presente divide passato e futuro.  Il momento in cui la notte è più nera che precede l’alba, finalmente il tempo che ci divideva e lo spazio che non trascorreva si è arreso, nel frangente di fuoco e ghiaccio in cui resti in volo sui miei fianchi. 

E adesso non ho più paura di morire, se hai la schiena scoperta. A pensarci bene, se sai tenere un segreto, non avrò più paura di nulla, se hai la schiena scoperta. Rivelami la tua pelle ancora e ricordami il mio nome, che è un bacio sulla schiena mentre le mie braccia ti tengono e il bracciale si scioglie. Ho perso la mia umanità, posso cercarla sulla tua schiena? E adesso andiamo a dirlo a tutto il mondo che hai imparato a volare e sei la mia aviatrice preferita, che il blu ha ceduto il passo alla carne e che a dividere il passato dal futuro c’è quella volta che abbiamo fatto l’amore.

Purché sia buio e sottovoce, il mio nome è un bacio sulla schiena mentre i vestiti si raccolgono in terra testimoni della tua resa e alfieri di un mondo migliore e impossibile. Mordimi amore, prendimi. Nuda, bellissima e finalmente, con un volto felice anche nei giorni più tristi dell’anno. Più carne possibile, più pelle possibile, nella scoperta reciproca dei nostri nomi. Mentiresti per me, il principe dei bugiardi?

Il primo giorno visitammo le colline che coprono il tuo cuore, il secondo giorno il giardino segreto della tua femminilità, il terzo il paese degli incubi. Nel quarto invece, rivelasti la tua natura, in lacrime di mare salate. Sono ore avanzate alla notte queste, nei giorni rubati alla morte (se hai la schiena scoperta) delle tue mani sulle mie e le mie sul tuo seno. Noi, che pure ci riconoscemmo a luci spente, non siamo più quelli di una volta. Purché sia buio e sottovoce, il mio nome è un bacio sulla schiena e il tuo un morso sulle labbra, nella corsa senza senso del fuggire dalle mie braccia.

E adesso che mi hai preso, prendimi ancora. Prendimi ancora per l’ultima volta e da quel momento in poi il futuro che devi dividere dal passato sarà solo una lunga pausa fra una volta che faremo l’amore e l’altra. Se amore davvero non è un monologo allora recita la tua parte. Purché sia bio e sottovoce il mio nome è un bacio sulla schiena, nella guerra fredda quotidiana del farsi unici e felici.

Purché sia buio e sottovoce potrebbe essere alla luce del sole e urlando se tu volessi.


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