Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

8 agosto 2012

Il diario del Capitano - PARTE SECONDA


Appunto su questo diario le mie rotte mentali, cosicché semmai mi perdessi magari su questo promemoria potrei risalire indietro nel tempo, cercando di ritrovare la strada. La scatola nera della mia anima, perché in fondo se non ricordi i tuoi progressi non avanzi mai oltre la linea di partenza.

Mi ero detto che non avrei ceduto alla tentazione, che non ne avrei scritto. Definiamolo … un “atteggiamento”? Descrizione poco precisa forse. Definiamola “sensazione”, ecco. C’è un problema, con me non si gioca per finta. “Tutto col gioco, niente per gioco”, diceva Bp. Allora come in ogni partita ci sono delle regole. Tu vuoi giocare? Hai già le fiches in mano, deduco che tu voglia giocare. Sai che si vince e si perde, questo lo sai vero? È come la roulette russa, non si gioca per finta, lo ripeto.

Allora hai deciso davvero di puntare? Bene.

E adesso come si gioca? Dove si mettono le mani in questo gioco, dove si guarda? Un’atmosfera dixie, un riff ossessivo mi mette fretta, non sarà troppo alto il volume? Non vorrei che la musica ti disturbasse. Cosa decreta il vincitore ed il vinto? Qui mi pare che si perda ogni spirito di competizione piuttosto. Rilassati, ci avviciniamo alla fine del tempo stabilito, corre troppo piano o troppo veloce? Ancora questa musica …
Come i tuoi capelli così stasera, piena di nodi. Un attimo smette di far freddo ma magari tremo lo stesso. Non sono i brividi, sono i pensieri. Perché non pretendo che tu ci pensi, ma non puoi chiedermi di fare lo stesso. Capisci dove sei, non è casa tua. Non parliamo di dove vive la tua famiglia e ci sei cresciuta; parliamo di novità, lascia il cemento e i mattoni a chi di dovere. Quando ti sveglierai che cosa dirò?
«Non ne so nulla, sono innocente!»

Non sarei credibile con l’accento del Sud. Io invece so. Almeno per quello che mi riguarda, ne sono cosciente. La stanchezza è molta perché l’ora è tarda, ma non basta a perdonarmi. Perché se non si gioca mai per finta allora conviene sapere le regole dato che il rischio è alto. Non fraintendermi, non voglio spaventarti. Solo che sono un po’ sottosopra. A me è piaciuto. Tu che ne pensi? Perché per favore, dimmi che almeno un attimo ci hai pensato. Scusami se ti spavento, non c’è ragione per cui tu debba avere paura, è solo che vivo troppo forte. La coperta è corta, bisogna stare vicini.

Fatti toccare stasera, perché domani mattina non me lo lascerai fare. Una debolezza casuale, possiamo giocarci ancora quando ti va. È un libro nuovo; un paese che sai che è diverso, ma non sai com’è. Molto raffinato lo immagino, da cartone animato a tratti. 

La Cabina del Capitano è sempre aperta per te. Magari in alcune cose sono un po’ arrugginito. Arrotondiamo a tre centimetri, la distanza di sicurezza minima, il margine d’errore non consentito e la coscienza è apposto. Perché alla fine di questo si tratta: di un rischio. Come Giulianova, un azzardo, non c’è tempo per andare al mare ma dalla stazione sentiamo il suo canto.

Forse era una cosa di cui avevo bisogno, sulla lista della spesa. Forse è quello che non sapevo di volere da te. Ma non abituarmi troppo all’idea di vederti in questo letto, altrimenti qualche notte potrei iniziare a sentire la tua mancanza.

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