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Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

27 agosto 2012

Il diario del Capitano - PARTE QUARTA


Come si spiega una cosa del genere? Non saprei, come non me l’hai spiegata tu forse. Ah, ecco … con una metafora. Che poi questa storia delle metafore spesso è fuorviante; è come sgattaiolare dall’uscita su retro, ma stavolta non saprei proprio come fare diversamente. Il problema è: come s’immagina?

È un paesaggio, ma non un paesaggio scontato. Una serie di colline che disegnano una vallata, verdi d’erba. Un paesaggio inebriato di una brezza fresca, con un odore pungente nell’aria magari, ma non eccessivo, definiamolo giusto. Un posto molto raffinato, mai esagerato, mai esasperato. Senza belve feroci, un paesaggio rassicurante, dove passeggi tutto il giorno per sentirti solo umano. Non per questo deve essere banale però, è solo genuino e poco artificioso; poco allenato ma non per pigrizia, perché non programmato, non studiato. Ma nemmeno accidentale, è essenziale. È … è pane, ecco. Sì, stavolta ci siamo! 

È come pane, magari anche a suo modo faticoso, ma senza perdere moderazione e senza perdere raffinatezza; perché quella è la chiave (in questo caso): la raffinatezza.

Raffinato, essenziale. A tratti un po’ troppo classico, ma ognuno di noi ha le sue sorprese da far spuntare dal cilindro, anche tu avrai le tue. Un senso di casa, di caldo che non è mai afa, di un luogo dove a fine giornata riposarsi. Un angelo che dopo una settimana d’impegni e miracoli al sabato sera ha bisogno di una birra, una Guinness magari. Scura, che lo senti che non è come le altre, che lo capisci che ha degli “ingredienti” diversi, ma che ti deve piacere; inesplorata ad ogni sorso. Una sensazione per cui una cosa normale diventa speciale proprio per l’effetto sorpresa, che quasi stupisce perché esiste, che quasi sorprende nell’essere. Un luogo dove ciò che era nella sua forma originaria riacquista questa forma eliminando il logorio del tempo. Un gusto che non si tratta di accontentarsi ma di guardare le stesse cose di una vita come se fossero regali di compleanno da scartare, dove si ritrova entusiasmo per i giochi da bambini. Un regalo dal pacco sigillato e senza fiocco - per la precisione - che metà del regalo è l’ansia di aprirlo. Ecco, non si ama davvero se non si è bambini, perché in genere le cose si guardano due volte: la prima volta e tutte le altre volte. E quindi questa è la differenza: quello che non troveresti altrove, la stessa sorpresa che ogni giorno fa diventare un compleanno.



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