Amore mio,
passerei la notte a pugnalarti. Fino a farti sanguinare, finché non riusciresti
più a lacrimare e ormai arida mi chiederesti di smettere. Amore mio, vorrei
trafiggerti tutta la notte, senza mai farti morire. Prima piano, perché io
possa guardarti a lungo soffrire e poi più forte perché la notte non è un
numero infinito di noi. Cade acqua di vita, di passione e speranza. La nostra
tempesta personale; oscurità perché fuggi via al suono di una campana? Questo
era il posto perfetto per te.
Cosa importa
quanto tempo abbiamo trascorso lontani, se ora che siamo insieme siamo così
vicini?
Amore mio,
ricordi ancora di quando io ero l’Uomo e tu la Terra che per gravità mi
reclamava? Ora che l’Universo è dalla nostra tratterrà ancora separati i pezzi
dello stesso intero che dovrebbero trascorrere la notte a coincidere; a
pugnalarsi?
Amore mio, se
potessi ti pugnalerei tutta la notte, con gusto se non vuoi chiamarlo dolo. Un
gusto simile al vino del mio mondo, forte e amaro, un livido sul tuo corpo; un
cielo rosso di tramonto che sta affondando. La mia carne nella tua, una lama
nel tuo ventre. Amore mio passerei la notte a pugnalarti se questo mi rendesse
l’unica ragione del tuo dolore.
Amore mio, ti
pugnalerei tutta la notte e all’alba non avrei rubato nulla di te, ti avrei
donato solo tutto me stesso. Vorrei essere ubriaco vivo di questo gusto
alcoolico mentre ti pugnalo in ogni modo. E poi potresti decidere come morire;
vivere e morire e vivere ancora finché mi resti ancora forza per colpirti.
Fendenti di felicità, colpi fatali dalla mia vita nuova. Periresti solo per
vivere in un’altra forma, come il mio fremito preferito.
Dalla tua
fronte alle tue labbra, dalle tue labbra al tuo seno, dal tuo seno al tuo ventre, dal tuo ventre alle tue
labbra; discendendo l’Italia finché pugnalandoti la mia casa avrebbe le sue
radici fra le tue gambe.
Amore mio,
passerei la notte ad infierire sulle tue membra. Noi felici due.
Mentre
risaliamo la corrente di questo fiume, in che direzione stai remando? Amore mio
passerei ogni notte a pugnalarti pur di passare ogni notte con te. Amore mio
così bello da essere la parte più bella di me.
Mia musa e mio
movente, volevo solo ringraziarti. Mio dolce sentiero in salita, passerei la notte
a pugnalarti se questo bastasse a piegare il tempo e la luce per noi. Il mondo
non ci favorisce, ci ubbidisce.
“Non crediate che io sia venuto a portare la
pace sulla terra, non sono venuto a portare la pace, sono venuto a portare una
spada.”
Mt
10:34
Prendi il mio
nettare amore mio, prendi il meglio di me, prenditi tutta la mia forza mentre
ti pugnalo. Amore mio, morirei su di te, pugnalandoti lungo la notte. Una forma
violenta di tenerezza, mentre ti colpisco.
Amore mio
anche solo per farti capire che fra possederti e rubarti la differenza è nel
modo in cui ti ferisco e nel modo in cui ferisci me, passerei la notte a
pugnalarti.
Amore mio che
consumi i giorni che precedono il nostro incontro, passerei la notte a
pugnalarti. Amore mio passerei la notte a pugnalarti se altro non meriti. Amore
mio, ricordi quando decidemmo di tuffarci?
Una volta ero
un bambino che il mare non l’aveva mai toccato né bevuto né si era mai perso in
esso. Poi seduto sulla sabbia per farmi riempire i vestiti di spiaggia mi sono
fermato a guardarlo con coraggio. Lo guardavo, lo guardavo. Il segreto è nel
modo in cui ci si guarda, lo sa anche M. ormai. E nessuno è venuto a salvarmi
quella volta, nessuno ci ha disturbato, nemmeno CCP. Io il tuo Capitano e tu il
mio mare. Come mi spaventi, come bruci amore mio quando vuoi. Amore mio, perché
non sei tu a pugnalarmi per una volta?
Invano ho
cercato di dominarti, inutilmente ho cercato di governare la mia nave, nella
mia tempesta che è diventata la nostra. La mia lama ti ha solo sfiorato, ma
come avrei affondato il colpo. E il mondo non lo sa, non tiene il passo a noi
due, il mondo che ride di me nemmeno l’immagina che io sono il tuo Capitano e
tu il mio mare. Quel bambino è lì, a
guardarti negli occhi senza paura e tanto ti guarda che ormai è “uomo a mare”.
Così ci tuffammo amore mio, quella volta che decidemmo di tuffarci e
superficialmente ti sei ferita.
Solo due cose
possono comandare un Capitano. Una donna che sia unica e il mare. Solo queste
due cose, e tu sei entrambe. Come potrei fingere di non averti avuto così
vicina alla mia lama? Si può rinnegare, dimenticare tutto ma ci sarebbe quel
problemino del mare. Come potrei ora dimenticarlo se quando vedrò il mare mi
ricorderà di quella volta che il Capitano gli stava vibrando un colpo? Come
potrei dimenticare di quando lo guardai così forte da essere con lui. Così come
quella volta che decidemmo di tuffarci. Il mare non è una liberazione, è una
conquista. Si rendano gli oceani verdi o gialli o rossi, se mi chiederai di
dimenticarlo; non si lascino in blu se sarà stata solo un’illusione perché il
blu ti appartiene, perché ti rende così bella che potresti essere stata tu la
prima cosa blu della storia. Gli occhi bruciano di sale, a guardarti troppo.
Da questa
notte in poi vorrei che tutti i miei viaggi finissero sulle tue labbra,
ormeggiare ai tuoi seni la mia nave e pugnalarti finché arrivi la luce del
sole. Lasciami annegare nei tuoi morsi, finché il vento (e non la corrente) mi
condurrà ad un porto sicuro stavolta.
Tutti i
cannoni pronti (uno particolarmente), l’equipaggio ai posti di manovra e la
bandiera a sventolare, nella brezza che entra dalla finestra di una camera da
letto.
Amore mio,
passerei la notte a pugnalarti. Io il tuo Capitano e tu il mio mare, perché
siamo stati separati finora?
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