Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

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Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

25 agosto 2012

Amore mio, passerei la notte a pugnalarti.


Amore mio, passerei la notte a pugnalarti. Fino a farti sanguinare, finché non riusciresti più a lacrimare e ormai arida mi chiederesti di smettere. Amore mio, vorrei trafiggerti tutta la notte, senza mai farti morire. Prima piano, perché io possa guardarti a lungo soffrire e poi più forte perché la notte non è un numero infinito di noi. Cade acqua di vita, di passione e speranza. La nostra tempesta personale; oscurità perché fuggi via al suono di una campana? Questo era il posto perfetto per te.

Cosa importa quanto tempo abbiamo trascorso lontani, se ora che siamo insieme siamo così vicini?
Amore mio, ricordi ancora di quando io ero l’Uomo e tu la Terra che per gravità mi reclamava? Ora che l’Universo è dalla nostra tratterrà ancora separati i pezzi dello stesso intero che dovrebbero trascorrere la notte a coincidere; a pugnalarsi?

Amore mio, se potessi ti pugnalerei tutta la notte, con gusto se non vuoi chiamarlo dolo. Un gusto simile al vino del mio mondo, forte e amaro, un livido sul tuo corpo; un cielo rosso di tramonto che sta affondando. La mia carne nella tua, una lama nel tuo ventre. Amore mio passerei la notte a pugnalarti se questo mi rendesse l’unica ragione del tuo dolore.

Amore mio, ti pugnalerei tutta la notte e all’alba non avrei rubato nulla di te, ti avrei donato solo tutto me stesso. Vorrei essere ubriaco vivo di questo gusto alcoolico mentre ti pugnalo in ogni modo. E poi potresti decidere come morire; vivere e morire e vivere ancora finché mi resti ancora forza per colpirti. Fendenti di felicità, colpi fatali dalla mia vita nuova. Periresti solo per vivere in un’altra forma, come il mio fremito preferito.

Dalla tua fronte alle tue labbra, dalle tue labbra al tuo seno, dal tuo seno  al tuo ventre, dal tuo ventre alle tue labbra; discendendo l’Italia finché pugnalandoti la mia casa avrebbe le sue radici fra le tue gambe.

Amore mio, passerei la notte ad infierire sulle tue membra. Noi felici due.

Mentre risaliamo la corrente di questo fiume, in che direzione stai remando? Amore mio passerei ogni notte a pugnalarti pur di passare ogni notte con te. Amore mio così bello da essere la parte più bella di me.

Mia musa e mio movente, volevo solo ringraziarti. Mio dolce sentiero in salita, passerei la notte a pugnalarti se questo bastasse a piegare il tempo e la luce per noi. Il mondo non ci favorisce, ci ubbidisce.

“Non crediate che io sia venuto a portare la pace sulla terra, non sono venuto a portare la pace, sono venuto a portare una spada.”

Mt 10:34

Prendi il mio nettare amore mio, prendi il meglio di me, prenditi tutta la mia forza mentre ti pugnalo. Amore mio, morirei su di te, pugnalandoti lungo la notte. Una forma violenta di tenerezza, mentre ti colpisco.

Amore mio anche solo per farti capire che fra possederti e rubarti la differenza è nel modo in cui ti ferisco e nel modo in cui ferisci me, passerei la notte a pugnalarti.

Amore mio che consumi i giorni che precedono il nostro incontro, passerei la notte a pugnalarti. Amore mio passerei la notte a pugnalarti se altro non meriti. Amore mio, ricordi quando decidemmo di tuffarci?

Una volta ero un bambino che il mare non l’aveva mai toccato né bevuto né si era mai perso in esso. Poi seduto sulla sabbia per farmi riempire i vestiti di spiaggia mi sono fermato a guardarlo con coraggio. Lo guardavo, lo guardavo. Il segreto è nel modo in cui ci si guarda, lo sa anche M. ormai. E nessuno è venuto a salvarmi quella volta, nessuno ci ha disturbato, nemmeno CCP. Io il tuo Capitano e tu il mio mare. Come mi spaventi, come bruci amore mio quando vuoi. Amore mio, perché non sei tu a pugnalarmi per una volta?

Invano ho cercato di dominarti, inutilmente ho cercato di governare la mia nave, nella mia tempesta che è diventata la nostra. La mia lama ti ha solo sfiorato, ma come avrei affondato il colpo. E il mondo non lo sa, non tiene il passo a noi due, il mondo che ride di me nemmeno l’immagina che io sono il tuo Capitano e tu il mio mare.  Quel bambino è lì, a guardarti negli occhi senza paura e tanto ti guarda che ormai è “uomo a mare”. Così ci tuffammo amore mio, quella volta che decidemmo di tuffarci e superficialmente ti sei ferita.

Solo due cose possono comandare un Capitano. Una donna che sia unica e il mare. Solo queste due cose, e tu sei entrambe. Come potrei fingere di non averti avuto così vicina alla mia lama? Si può rinnegare, dimenticare tutto ma ci sarebbe quel problemino del mare. Come potrei ora dimenticarlo se quando vedrò il mare mi ricorderà di quella volta che il Capitano gli stava vibrando un colpo? Come potrei dimenticare di quando lo guardai così forte da essere con lui. Così come quella volta che decidemmo di tuffarci. Il mare non è una liberazione, è una conquista. Si rendano gli oceani verdi o gialli o rossi, se mi chiederai di dimenticarlo; non si lascino in blu se sarà stata solo un’illusione perché il blu ti appartiene, perché ti rende così bella che potresti essere stata tu la prima cosa blu della storia. Gli occhi bruciano di sale, a guardarti troppo.

Da questa notte in poi vorrei che tutti i miei viaggi finissero sulle tue labbra, ormeggiare ai tuoi seni la mia nave e pugnalarti finché arrivi la luce del sole. Lasciami annegare nei tuoi morsi, finché il vento (e non la corrente) mi condurrà ad un porto sicuro stavolta.

Tutti i cannoni pronti (uno particolarmente), l’equipaggio ai posti di manovra e la bandiera a sventolare, nella brezza che entra dalla finestra di una camera da letto.

Amore mio, passerei la notte a pugnalarti. Io il tuo Capitano e tu il mio mare, perché siamo stati separati finora?

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