Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

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Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

19 luglio 2012

L'ultima volta che mi hai chiesto se sono felice - FRAMMENTO DAL CAPITOLO QUINTO


5 ottobre 07

Caro Diario,
ti scrivo dall’autobus che mi culla fino a Roma, tra due ore dovremmo arrivare, minuto più minuto meno. Ho appena scoperto di avere un desiderio che non conoscevo, guardando le macchine sull’autostrada. 
Vorrei un’automobile potente, veloce, massiccia. Che non assecondi l’aria intorno a se; che la sfondi, come una partita di rugby. 

Non la Uno di mamma, una macchina vera, una di quelle che quando parti t’inchioda al sedile. Che posati una mano sul volante e l’altra sul cambio, i piedi sulla pedaliera divenga un’estensione del mio corpo. Entrare in simbiosi con lei, fondermi con lei. Scoparci alle volte e farci l’amore quando fuori è tutto diventato buio, e sull’autostrada non ci sono lampioni, e le lucine fuggono via dai vetri perché si vergognano. Magari con la pioggia che cade, e qualcosa di dolce alla radio. Dovrebbe avere un serbatoio infinito, che non mi fermi mai, un motore che pare un ensemble d’orchestra. Che quando giri la chiave parte un’ouverture lieve di archi, e poi gli ottoni, le percussioni, un crescendo inarrestabile che imboccata l’autostrada esploda e poi si chiuda di colpo, per lasciare spazio a un ricamo di pianoforte. Dovrebbe divorare chilometri, ruggire sulla strada, allattarsi alla velocità. 

Un orgasmo di auto, parlo come un maschio forse. 
Quattro ruote così veloci da separare l’anima dal corpo, e riconsegnarglielo alla fine della corsa. La porterei sempre al massimo, sprezzante del pericolo, così veloce da sentirmi come se volasse ad un centimetro da terra. Sempre la prima, sempre in testa; più forte di tutte le cose, di tutti i problemi e di tutti i pensieri. Due fari che chiariscano tutto davanti a me solo per un attimo, prima che ogni cosa si perda di nuovo nell’ombra. Così, un solo tiepido, goloso istante e nemmeno il tempo di pensarci, prima che tutto diventi freddo e di nuovo oscuro. La più veloce, e tutti gli altri dietro di me ansimanti. Adrenalina pura, fino a urlare. Con tutta la potenza tra le mani, quanto mi sentirei sexy. E poi vorrei voltarmi verso destra e trovare Cristina che dorme sul sedile del passeggero, ignara di quello che sta succedendo. Magari stiamo andando a Roma, insieme. Vorrei filare come la luce, e vedere lei a fianco che si fida di me, che non ha paura, che ha coraggio. 
E per ultima cosa, se non è chiedere troppo, vorrei una strada avanti a me, che non finisca mai e che non ripassi due volte dallo stesso posto. Un lungo rettilineo per accelerare al massimo e poi un tracciato da rally tutto in discesa, cosicché anche quando mi venga per un attimo un ripensamento sulla cazzata che sto facendo, ci pensi la fisica a spingere.

Chissà se le Alfa Romeo le fanno anche rosa …

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