A me non era sembrata nemmeno così stupida quell'idea di costruire un grande, immenso, colossale condomino per farci trasferire dentro tutta la città. Certo doveva essere davvero enorme. I più pessimisti dicevano: «Non ci staremo mai tutti insieme lì dentro».I sognatori allora rispondevano con una frase di plastica: «Convivere insegnerà alla gente a vivere insieme».I realisti alla fine la facevano breve: «Andate a fanculo tutti e due, pessimisti e sognatori!».
Questo è un breve incipit che ho appuntato per gioco, per una cosa che poi non ho scritto. Proprio di questo vorrei parlare. So bene che non pubblico nulla da molto ma non voglio dire fesserie, non è perché sto lavorando al mio prossimo libro. Nei fatti nemmeno quello procede s'è per questo. Semmai qualcuno ancora (speranzoso) visitasse questa pagina cercando qualcosa di nuovo è proprio a lui (più probabilmente "lei") che rivolgo queste righe di personale apologia.
Non ho nulla da scrivere, semplicemente.
Ci sono varie ragioni per cui non avere nulla da scrivere, le mie rimarranno tali. Quando qualcuno cerca di infarcire per bene le frasi come sto facendo in questo momento secondo me è proprio perché non ha nulla da dire. Se devi dire qualcosa serve solo dirla: "Alea acta est", per esempio. Ciò mi ricorda un certo personaggetto della scena politica del momento a pensarci. Quando si scrive e si è in erba come me, cioè quando nei libri ci sono ancora alcuni errori magari, o quando gli amici proprio non sanno a quale paese andare e spendono le loro vite vacue nel cercare dove avresti copiato qualcosa, si teme sempre di esaurire tutte le idee in una sola volta. Questo non accade mai in realtà, lo si capisce dopo. Il cervello del poeta o del narratore, anche di quelli scarsi come me, non può consumarsi. Può sospendersi, al più. Dice bene il maestro Benigni quando afferma che per fare poesia serve solo una cosa: tutto. Tutto allora basterà, per una vita intera, no? Il mio è sospeso appunto, per mancanza di stimoli, di voglia, per noia. Non è una cosa di cui preoccuparsi, succede. Sono fasi di riposo, di riordino, di raccolta delle idee. Sarà forse la fase del seme sotto la neve.
Da dove vengo io si usa una frase meravigliosa, piena di speranza, per descrivere questa situazione. Da dove vengo io diciamo: "Adda passà a nuttata!". Lo si dice con espressione secca, definita, irrimediabile: deve passare questa notte scura. Il giovane Werther forse direbbe che questa è una terra fatta per animi simili al mio. C'è da dire che è innegabilmente un tempo simbolico, una notte che può durare quello che necessita secondo il caso. Sta di fatto che noi comunque diciamo così, quando ci si gonfiano gli occhi di qualcosa che non riesce a venir fuori. Deve passare la notte. In un qualche modo anche l'architettura dei nostri borghi, delle nostre città, obbedisce a questa massima. Non so spiegarlo, ma nulla è troppo trionfale qui, al massimo è speranzoso. Altre volte è proprio rassegnato addirittura. Anche il paesaggio è una cosa così. Ci portiamo questa cosa dietro da quando eravamo spagnoli, forse.
Questa è una notte che passerà, le prossime cose che scriverò magari (detto con un tono sornione, non malinconico) saranno bellissime, e serviranno chissà, ad acchiappare ragazze ancor più belle.
Scusate, Cap. NS
nanni, forse non ti rendi conto, ma questa è una delle cose più belle che tu abbia scritto. Profonda e piena della vita di noi esseri umani, semplice e normale. Perciò grande .E' il dubbio. Questo fa tutti noi ripartire........
RispondiEliminaTi ringrazio, e lo farei anche meglio se non fossi dietro questo "Anonimo".
Eliminahttp://www.youtube.com/watch?v=pQIkFzBOxH8
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