"Le bambole mi fanno venir voglia di fingere di essere un uomo migliore."
N. P. Harris nella parte di B. Stinson, How I met your mother.
Le bambole di porcellana, in questo piccolo albergo sul mare, se ne stanno dietro la porta. Sono bambole per bambini adulti, se cadono in terra si rompono in un milione di pezzi. Hanno sempre una bella pelle, pelle di porcellana da guardare e non toccare. Se ne stanno dietro quella porta ed escono solo quando ne hanno voglia, la sera vanno a dormire sempre presto. La finestra dà sulla spiaggia.
Loro non conoscono la nostra lingua, ne hanno una di vetro tutta loro ma non dicono nulla se non vogliono davvero. Passano e sono già passate, fanno sempre così. Sorridono. Le bambole di porcellana son belle già come le vedi, non hanno bisogno di trucchi. Cantano. Sono come fiori o caramelle.
Loro non conoscono la nostra lingua, ne hanno una di vetro tutta loro ma non dicono nulla se non vogliono davvero. Passano e sono già passate, fanno sempre così. Sorridono. Le bambole di porcellana son belle già come le vedi, non hanno bisogno di trucchi. Cantano. Sono come fiori o caramelle.
Mi inquieto e inizio a camminare su e giù per il corridoio cercando di fare rumore per farmi notare. Loro sanno già che sono qui fuori ma non escono e né mi fanno entrare. Mi passano un biglietto sotto la porta ma la mia felicità è breve, mi mandano solo la buonanotte. Nemmeno stavolta usciranno. Mi rassegno allora e vado al balcone. Fuori il mare è mosso e la pioggia gli batte sulla testa per calmarlo.
Io so sempre quando sono dietro la porta, ho imparato a riconoscere i rumori. So cosa spostano, come si muovono. So perfino che vestito indosseranno domani ma resto qui lo stesso ad aspettare che escano. In me vi è un'invincibile fede che abbiano altro da mostrarmi che non ho previsto origliando. Per questo non mi muovo. Spesso c'è silenzio ma vedo la luce accesa attraverso lo spiraglio sottile come la mia speranza. Non ho bussato mai a quella porta, ma so aspettare bene. Sono diventato bravo. Fuori non avrei nessun posto dove andare comunque, piove forte.
Sembra che stiano parlando e la poggia gli chiede: «Perché fai così Mare?»
Il mare le risponde: «Perché ho rabbia!»
La pioggia allora, che è maestra di pazienza, gli chiede ancora preoccupata: «Cos'è che ti fa tanto rabbia?»
Il mare le risponde la verità, furioso: «Non me lo ricordo più!»
Io so sempre quando sono dietro la porta, ho imparato a riconoscere i rumori. So cosa spostano, come si muovono. So perfino che vestito indosseranno domani ma resto qui lo stesso ad aspettare che escano. In me vi è un'invincibile fede che abbiano altro da mostrarmi che non ho previsto origliando. Per questo non mi muovo. Spesso c'è silenzio ma vedo la luce accesa attraverso lo spiraglio sottile come la mia speranza. Non ho bussato mai a quella porta, ma so aspettare bene. Sono diventato bravo. Fuori non avrei nessun posto dove andare comunque, piove forte.
Sembra che stiano parlando e la poggia gli chiede: «Perché fai così Mare?»
Il mare le risponde: «Perché ho rabbia!»
La pioggia allora, che è maestra di pazienza, gli chiede ancora preoccupata: «Cos'è che ti fa tanto rabbia?»
Il mare le risponde la verità, furioso: «Non me lo ricordo più!»
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