Alla Società Segreta dell'Australia, in occasione del suo scioglimento.
"Per il segno che c'è rimasto,
non ripeterci quanto ti spiace,
non ci chiedere più com'è andata,
tanto lo sai, che è una storia sbagliata."
F. De André, Una storia sbagliata.
Doroty prende il treno tutte le mattine, ci vuole un'ora fino a Melbourne. Poi lo riprende tutte le sere da Southern Cross station, ci vuole un'ora fino a casa. Porta sempre un libro in borsa, lo ha quasi finito. Si siedono di fonte a lei una donna e un bambino, ha dei grossi cerotti sulle ginocchia. Lei li guarda per un momento, alzando lo sguardo per istinto, poi torna al suo libro. I sedili sono disposti a quattro e di fianco a lei c'è un anziano. Non c'è il tavolino, legge il libro sulle gambe.
Volta la pagina, ne rimangono poche. «Mamma, quanto manca per arrivare?»
Chiede il bambino. «Non lo so, poco ormai.»
Risponde la mamma. Doroty lo guarda e poi sorride. L'uomo di fianco a lei forse cerca qualcosa fuori della finestra. Quando lo vedrà passare sarà solo per un attimo, gli sembrerà di averlo preso al volo e poi sparirà. Sarà per così poco che dubiterà persino di averlo visto davvero.
Il bambino si alza in piedi, la madre lo rimette a sedere. «Stai seduto, finirai per farti male di nuovo.»
Doroty sorride di nuovo e poi gli chiede: «Come ti sei fatto quelle?»
«Sono caduto.»
Risponde lui. «Ha fatto male?»
«Ero molto in alto ...»
Fa un cenno con le labbra e poi torna al suo libro.
L'uomo guarda ancora fuori della finestra. Dorme sotto la neve la primavera, oltre il finestrino, sarà come una rivolta fra qualche mese e se altri raccoglieranno i frutti del mio seminare, poco male.
Doroty legge l'ultima frase e poi lo chiude. Finisce come finiscono i libri migliori. Così, finiscono prima o poi e basta. Dopo l'ultima pagina piuttosto, è ancora tutto da scrivere. Abbottona il cappotto, si prepara a scendere.
Guardando fuori dalla finestra, è solo un estraneo sul treno, le chiede: «Era una bella storia?»
«Bellissima.»
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