“I miei occhi vagarono lontano
prima che li chiudessi dicendo:
«Eccoti!»”
Rabindranath Tagore

Ho lasciato la mia casa, chino sotto il peso di una borsa di ricordi. Il tempo adesso dovrà sfibrarli uno per volta, consumarli e alleggerirmi il cammino. Goccioleranno tutti con lo stesso rumore, lenti, finché ci sarà posto per i nuovi. Uno dopo l'altro nell'oblio. Ma voglio vederti un'ultima volta lungo la strada e poi dimenticare il tuo volto, altrimenti non troverò più nulla di bello da tenere per me.
Forse era tardi anche per i miracoli ma fosse per me l'avrei fotografato così, pur di fermarlo. Forse l'amore è un modo di soffrire in due. Forse, ricordati, quando non si soffre più è finito. Tu sei la mia canzone ora, ed io un vinile impolverato. Crono così ci disegnò, cosa avremmo potuto noi?
Passerò il mio viaggio a guardare cieli tutti uguali, mari sempre fermi e orizzonti piatti. Finché non dimenticherò. Mi porteranno treni, navi e carrozze, lungo un mondo immobile. Finché non dimenticherò. Parlerò con uomini e non ricorderò la loro voce, né il sorriso dei loro figli, né gli occhi delle loro donne. Finché non dimenticherò. I prossimi 49 secondi saranno uguali a quelli appena trascorsi. Finché non dimenticherò.
Ho vissuto guardandoti, come fa la Luna con la Terra, circondandoti, come fa la Luna con la Terra e vorrei aver avuto giornate lunghe una settimana per aspettarti tornare, nottate lunghe anni per tenerti sveglia. Se ti guardo ho di fronte uno specchio adesso, lì dov'era più forte la mia libertà, dov'era un invincibile primavera, lì sono stato assediato.
È arrivato il tempo di tornare, sono interminabili i viaggi senza una meta ma non eri con me e ti ho ricordata più forte.
Ad onor del merito la foto è presa da Libération qui. Il video seguente invece lo consiglio caldamente.
Ad onor del merito la foto è presa da Libération qui. Il video seguente invece lo consiglio caldamente.
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