Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

23 dicembre 2013

In America non dorme nessuno

Svelta e chimica storiella seminatalizia dedicata ad una serie di persone.




Nel giardino delle Tuileres un vecchio signore 
regala briciole agli uccelli, 
per ognuna ricorda un giorno della sua vita,
e voleranno via poi quando saranno finite, 
come hanno fatto gli anni.



IN AMERICA NON DORME NESSUNO



Cercasi ragazza da portare ad una festa per fare ingelosire una ex. Ryan affiggeva i volantini lungo i corridoi dell'università e Francis lo accompagnava dicendo cose come "dritto" e "storto" e roba tipo "un po' più su" oppure "no, dall'altro lato". «Secondo me non verrà nessuna ragazza.»
Aggiunse così, dal nulla. «Vedrai che almeno una si farà avanti.»
Cercasi ragazza da portare ad una festa per fare ingelosire una ex. Ryan ne attaccò un altro sul distributore automatico. Forse sarebbe stato meglio qualcosa di più sintetico. «Non essere sempre così pessimista.»
«Sono realista - obbiettò il suo compagno - farai la figura del coglione, soprattutto se lo viene a sapere Sarah.»
«È per questo che non hai una ragazza Francis, alle ragazze piacciono quelli che hanno inventiva.»
«Nemmeno tu hai una ragazza se è per questo!»
Cercasi ragazza da portare ad una festa per far ingelosire una ex. «È dritto?»
Non ottenne risposta dal suo compagno, era spalmato sulla parete a reggere un volantino con lo scotch in bocca. Gli venne un po' strano, un po' ridicolo, quando chiese se il volantino fosse dritto, per via del rotolo di scotch in bocca. «Allora?»
Si voltò verso sinistra cercando l'amico senza trovarlo e allora la vide per la prima volta, Evelyn. Fu così che il volantino che cercava di mettere dritto sul muro lo mise fra le sue mani un po' imbarazzato e non ne attaccò nemmeno un altro ancora. Cercasi ragazza da portare ad una festa per far ingelosire una ex. C'era scritto.

A lezione, qualche ora più tardi il professor O' Lyod disse questa frase fra le altre: «... un eccesso di dopamina provocherà nel paziente un aumento del battito cardiaco e della pressione sanguigna azzerando il bisogno di dormire.»

Delle altre cose che disse in quella lezione ne parleremo più avanti, sta di fatto che Evelyn lo richiamò in serata. «Sei tu lo sfigato che cerca una ragazza?»
«Beh ...»
«Io mi chiamo Evelyn, e tu?»
«Ryan.»
«Ti ha chiamato qualcuna?»
«No, nessuna.»
«Ti ho chiamato io però ...»
«Già ...»
Pausa. «Venerdì alle nove?»
Chiese lei. «Va bene.»
«237, Taylor's Hill Road, sai dov'è?»
«Lo cercherò su Google.»
«Bene.»
«Senti un po', non è che sei uno di quei pazzi maniaci che fanno cose strane?»
«Tipo?»
«Lascia stare. Venerdì alle nove allora.»
«Sì.»
«237 di Taylor's Hill Road.»
«Sì.»
«Probabilmente ti farò aspettare.»



23 dicembre 2010



Ryan andò a prendere la sua "ragazza" di quella sera con la macchina della madre, riordinandola come meglio poteva mentre l'aspettava sotto il palazzo. Arrivò puntale e attese tre quarti d'ora in macchina lì avanti. Le portò un fiore perché era comunque il loro primo appuntamento. Guidò fino a casa sua cercando per tutta la durata del tragitto di ricordare se si fosse lavato i denti, aveva quell'ansia lì dei primi appuntamenti anche se era tutta una finta. «In pratica dobbiamo far finta che io sia la tua ragazza?»
Chiese lei lungo il tragitto. «Pensavo ad una cosa del genere.»
Le si vedeva il colore della pelle dove finiva il vestito verde, sulle gambe avvolte da uno strato dei collant fin troppo sottile per dicembre inoltrato. Questa storia del colore della pelle di ognuno è un tarlo nella testa, no? Il modo in cui la tonalità della pelle di qualcuno ci costringe ad essere ricordata. Non lo so, ma secondo me sì.

Nella sala c'era un sacco di gente e ancora di più rumore, Evelyn gli prese la mano all'entrata e disse: «Cerchiamo di essere credibili, va bene?»
Lui era leggermente disorientato, si disse d'accordo e la presentò a tutti quelli che conosceva, prese in giro Francis costringendolo ad ammettere che la sua idea aveva funzionato e vista la sua accompagnatrice con ottimi risultati. Finì che passarono tutta la festa soli, fuori della sala, su un divanetto imbottito appena fuori, a parlare e ridere di quella storia dei volantini. 

Continuando la sua lezione il professor O' Lyod aveva spiegato che: «... al diminuire dell'apporto di serotonina cresce nel soggetto uno stato d'ansia ...»

Erano poco fuori l'ingresso, subito sulla sinistra e videro arrivare Sarah col suo nuovo ragazzo. Non si salutarono nemmeno ma lui si spense immediatamente, cambiando espressione in volto. «È lei?»
Annuì con la testa Ryan.
«Mmmh ...»
Poi Evelyn continuò: «Ascoltami, andiamo via di qua, ti va?»
Annuì di nuovo. «E dove andiamo?»
«Che t'importa, andiamo.»
Ryan, che in quel momento avrebbe voluto essere ovunque tranne che in quel posto, non fece altre domande e la seguì fuori. «Vuoi che rubi una bottiglia dentro?»
«Lascia stare, ti riporto a casa.»
«Come vuoi.»

Ryan guidava in silenzio e Galway fluiva piano fuori dai vetri. Evelyn ruppe il ghiaccio tirando fuori un cd dalla borsa e infilandolo nello stereo dell'auto. Alzò il volume e iniziò a cantare. Ryan era visibilmente infastidito e abbassò, quando c'era di nuovo spazio per le parole fra la musica Evelyn chiese: «Non ti manca un po' il mare?»
«Che stai dicendo?»
«Gira di qua!»
«Ma non è la direzione giusta ...»
«Che noia, gira e basta, no?»
Ma lo disse scherzando. «E adesso?»
«Va' dritto, ti dico io.»
Lo fece fermare vicino ad un molo di legno che si allungava nel Lough, dove l'oceano diventa una specie di lago, e gli disse di scendere dalla macchina.
«Scendi.»
«Ma che c'è qui?»
«Tu fai sempre tutte queste domande?»
«Non lo so ...»

Evelyn percorse metà del molo stringendosi nella giacca per la brezza leggera che soffiava. «Vieni?»
Chiese dolcemente. Rispose di sì, che a pensarci è più facile di un no. Lui era di poche parole adesso, la seguì fino in fondo e poi si mise a sedere di fianco a lei con i piedi nel vuoto. «Ho il telefono scarico.»
«Parlami di questa ex ...»
Lei era curiosa in un bel modo. «Sarah?»
«Credo di sì.»
Rispose lei. «Non c'è molto da dire.»
Ryan non era un ragazzo di molte parole. «Com'è che vi siete lasciati?»
«Oh andiamo, è quasi Natale, vuoi davvero parlare di questo?»
«Natale non è mai una cosa solo felice.»
«Non vuole più giocare al mio gioco. Diciamo così.»
«E tu?»
«Non lo so, tutte le cose belle sono andate a mare con quelle cattive.»
Evelyn lì per lì non rispose nulla, poi si alzò in piedi e disse una cosa che non c'entrava nulla ma che in quel momento era vicina ad una esatta perfezione. «Dici che se urlo con tutta la forza che ho mi sentono fino in America?»
«Non credo proprio.»
«Perchè non ci provi con me?»
Ryan cercò di non darle corda, sperando che smettesse. «Il passato è tutto ciò che ha deciso di andare via Ryan.»
Iniziò poi a tirarlo dalla giacca, per farlo alzare. «Ehi, lasciami.»
Si alzò rassegnato per evitare che lei continuasse a rovinargli il vestito. Poi lei lo guardò negli occhi e gli urlò in faccia con tutto il fiato che aveva: «Americani, mi sentite?»
Così, con tutta la voce, dritto nelle sue orecchie. «Americani, mi sentite?»
Disse così. «Chiamali con me Ryan!»
«Smettila, finirà che arriva la polizia.»
«Se non mi aiuti ti butto nel mare.»
«Evelyn ...»
«In America non dorme nessuno, è giorno, perché dovrebbero chiamare la polizia?»
Poi gli diede una spinta leggera. «Stai attenta!»
Lo disse ridendo però. «Allora aiutami, altrimenti ti butto a mare. Forza.»
Sorrise.

Lo stesso giorno che Ryan aveva appeso i volantini nella sua spiegazione il professor O' Lyod aveva detto: «... situazioni di eccitazione dovuti ad attività sportiva o forti stati emozionali provocano una presenza maggiore di adrenalina in circolo.»

«Americani!»
Urlò la ragazza ancora e poi gli fece un cenno con il capo. «Americani!»
Stavolta li chiamarono insieme e lo fecero altre tre volte. Alla fine ridevano con il fiatone. Ryan lo fece un'ultima volta da solo, piegato con le mani sulle ginocchia. «Americani, siete svegli?»
Sstavolta lo chiese con un tono di voce normale, guardando verso l'oceano che bagna Galway sul lato Est dell'Irlanda. «Forse ci vuole un po' prima che arrivi fin lì la voce.»
Disse Evelyn guardandolo. Si sorrisero. Aprì la borsa e tirò fuori il volantino che Ryan le aveva messo fra le mani la prima volta che si videro. Lo aprì dalle pieghe che aveva fatto per conservarlo. Cercasi ragazza da portare ad una festa per fare ingelosire una ex. «Sai cos'è questo?»
Chiese al ragazzo. «Certo, li ho fatti io.»
«Ne hai uno per ricordo?»
«Ne sono avanzati tanti, dopo di questo non ne ho affissi più.»
Piegava la carta mentre Ryan parlava. «Allora questo lo mandiamo in America. Va bene?»
Lui non rispose subito. «Va bene?»
Esitò. «Va bene ...»
Pensando forse che un aereo di carta non sarebbe riuscito a volare fino in America Evelyn ne fece una barchetta. Poi si piegò e più piano che poteva la lasciò cadere nell'oceano. «Bravo il mio ragazzo di stasera, sono fiera di te.»

«Vieni?»
Fece un gesto con la mano e di nuovo quella domanda, con un po' della voce che non aveva conservato fra le labbra chiuse dal rossetto. Cerano le luci della città, radunate in riva al mare, dovunque. Erano tutte lì. Evelyn aprì lo sportello e s'infilò nell'auto fino ad arrivare allo stereo, scelse una traccia cercando fra quelle che c'erano nel suo disco. Era qualcosa di lento, melodico.

... so love me like there's no tomorrow, hold me in your arms, tell me you mean it ... 

Sapeva già quale cercasse ma non ricordava che numero fosse, così ascoltò i primi secondi di tutte quelle che passarono prima. Ryan si era avvicinato. Poi lei diede un primo scatto alla chiave dell'automobile e i fari illuminarono il piccolo piazzale deserto dov'era parcheggiata. Lui non aveva inteso nulla fino a quel momento, finché lei, spostatasi avanti il cofano disse: «Vuoi che ti accompagni ad una festa e non mi inviti a ballare?»

... this is our last goodbye and very soon it will be over ... 

Ryan era senza dubbio uno di quei ragazzi un po' imbranati che nella vita non hanno mai invitato a ballare nessuna ragazza. Rispose con un verso, un po' imbarazzato. Lei gli prese le mani e le pose sui suoi fianchi, con un'espressione rassegnata. «Cerca di non farti lasciare anche da me, pensi di essere capace almeno per stasera?»
«Ci posso provare.»
«Bravo.»

Un'altra frase che Ryan e Francis ascoltarono quella mattina dal professor O' Lyod recitava più o meno così: «... oltre alla funzione propria al momento dell'allattamento l'ossitocina è responsabile per esempio della capacità di empatia e di comprensione dello stato d'animo altrui, viene detta anche ormone della fiducia poiché provoca l'atteggiamento ad essere maggiormente disponibili e cordiali. Oltre a tutto ciò è considerata un agente biologico dell'innamoramento.»

Andarono avanti per un po', fin quando finì la canzone. Al termine lei chiuse gli occhi per un istante e lo ringraziò. «Grazie a te.»
Rispose lui.

... but today just love like there's no tomorrow.

Camminarono per un po', vicino alla risacca, che resta ancora la cosa più adatta a descrivere lo scorrere della vita. Erano vicini ancora, in leggera difficoltà. Lei sorrise e disse: «È ora di tornare a casa.»
«Già ...»

Ryan aveva l'abitudine di guidare con una mano sul volante (che in Irlanda è a destra) e l'altra sul cambio, lei - che aveva condotto il gioco fino ad allora - pose la sua su quella di lui. e Ryan continuò a guardare la strada come se nulla fosse, in uno di quei gesti stupendi che le automobili ci hanno obbligato ad imparare.

Prima di scendere aggiunse un bacio sulla guancia e poi disse solo: «Niente baci sulle labbra per stavolta.»
Ryan era sicuro di dover dire qualcosa, tipo ringraziando o altro ma non gli veniva nulla e la sua espressione lo testimoniò, allora lei scese e richiuse lo sportello. Entrò nel portone senza voltarsi di nuovo, in quel modo tutto femminile di lasciarci senza la cosa giusta da dire. Ryan si mise a letto che erano ormai le tre passate e comunque fissò il soffitto a lungo senza trovare sonno. Dopamina, l'aveva detto il professor O' Lyod.



Ps: La canzone sopracitata è "Love me like there's no tomorrow" dell'impareggiabile Freddie Mercury.

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