Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

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Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

30 dicembre 2013

Corpi estranei

Siede al bancone, la solita domanda:  «Cosa le do stasera?»
«Qualcosa di felice.»
Solita risposta. Il barista versa due dita di scotch e poi un po' d'acqua, che fa sentire meglio il dolce del vhisky. Sembra una cosa così, questa storia dell'acqua, però funziona.

Finisce il suo bicchiere e lo guarda per un momento, lo gira fra le mani. Poi lo posa e va via. Torna a casa e si avvicina al letto cercando di non fare rumore, piano si sbottona la camicia. Lei è sveglia ma lui non lo sa ancora, poi siede sul letto con la solita domanda: «Com'era il mondo?»
«Mi ricordava te.»
Solita risposta. Si tira su e si mette a sedere, è molto tardi e lei molto giovane. «Racconta ...»
«Perché adesso non dormi un po' e domani ne parliamo?»
«Non ho sonno.»
«Eri già con gli occhi chiusi.»
«Ma ero sveglia.»



Si volta verso la finestra e vede una candela piccola, accesa in una notte enorme. Posa la camicia sulla spalliera della poltrona e di nuovo si mette a sedere vicino a lei, con la solita domanda: «Com'era il mondo allora?»
«Cosa vuoi sapere?»
Solita risposta. Lui le fa una carezza che le sposta qualche ricciolo, non c'è nessun'altro intorno.
«Non è che sei stato tutto il tempo a pensarmi?»
«Io?»
Chiede incredulo. «Guarda che lo so tanto.»

Sto riposando, è lo spirito del tempo che scrive per me. «Non mi hai ancora detto nulla del mondo però!»
«Ci sto provando.»
Lui si ferma, poi fa la solita domanda: «Tu piuttosto, hai pensato a me?»
«Sempre ...»
Riceve la solita risposta.

Ogni altra donna era una terra straniera, un ostile esilio. E faceva pensare a casa, più forte. Erano corpi estranei, troppo freddi o troppo caldi, mondi alieni. E che tutto scorresse inutile o tutto fosse fermo, beh, poco importava. 
«Com'era l'Africa?»
«Meno torrida della tua pelle.»
«E l'oceano, com'era l'oceano?»
«Meno profondo dei tuoi occhi.»
«E poi?»
«Questo è tutto, credo ...»
La mia testa non ha preso un biglietto per il ritorno, dal paese dei ricordi. «Non mi dici nient'altro?»
Lei ha le gambe ritratte, strette al busto dalle braccia, rannicchiata, entra tutta in un solo sguardo. «Cosa vuoi che ti dica, chi parte con gli occhi pieni di bellezza ha già visto tutto. No?»

«Vieni a letto, dai ...»
Lo dice con occhi dolci lei, ha una faccia da bambina, per il sonno. Sorride. Non si vede fuori della finestra da qui, chissà se quella candela è ancora accesa o la notte l'ha divorata, magari sottili labbra della ragazza di fronte l'hanno spenta piano. È una carovana nel deserto questa umanità, su una palla da biliardo alla deriva, al tavolo dell'Universo. Lei fa la solita domanda: «E il resto del mondo?»
«Troppo lontano.»
Solita risposta.

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