Scritto a quattro mani con Luis-Ferdinand Céline (1894-1961) le cui parti sono quelle in corsivo.
Gli
americani lo fanno così, come gli uccelli. Sono,
come dire, volatili, ma Molly non era così. Bisogna
essere allegri con le donne almeno agli inizi,
farle
ridere è la prima regola. Una sera,
così, senza un pretesto, mi ha offerto cinquanta dollari. Dapprima
l'ho guardata. Era
incantevole, quasi fiabesca, e profumava. Profumava sempre Molly,
sempre.
Pensavo
a quel che mia madre avrebbe detto in un caso così. Pensavo
che le sarebbe piaciuta Molly, di sicuro. Era quel genere di ragazza
che piace
alle madri ma
mia sorella invece sarebbe stata gelosa come
sempre.
Per far contenta
Molly, sùbito, sono andato a comperare con i suoi dollari un bel
completo beige chiaro (four piece suit) che andava di moda nella
primavera di quell'anno. Ero
molto più presentabile di prima, e lei poteva portarmi in giro
allora. Un completo nuovo, è una cosa
che ti sconvolge le idee. Le
piaceva secondo me. Lei se lo
abbracciava il completo con dei bacetti appassionati, quando la gente
non guardava. Che
bella era, quando nessuno ci guardava.
Questa
Molly, che donna però! Che generosità! Che carnagione! Che pienezza
di gioventù! Un festino
di desideri. E ridiventavo inquieto. Mi
capitava spesso, lei era la mia fame.
Parlavamo
tanto noi.
«Cercati
piuttosto un piccolo impiego in un ufficio – mi
diceva – i libri
è una cosa che ti piace ...»
Mi
dava consigli gentili di quel tipo, voleva che fossi felice. Per la
prima volta un essere umano si interessava a me, al dentro se posso
dire, al mio egoismo, si metteva al posto mio e non mi giudicava solo
dal suo, come tutti gli altri. Ah! Se
l'avessi incontrata prima, Molly, quando c'era ancora il tempo di
prendere una strada invece che un'altra! Prima di perdere il mio
entusiasmo su quella troia di Musyne e su quella stronzetta di Lola!
Ma era troppo tardi per rifarmi una giovinezza.
Con
Molly sono stato giovane, tocca una volta per tutti essere giovani.
Si invecchia però, non è una cosa da dare per scontato solo
che si
può invecchiare in diversi modi
e Molly
sarebbe
stato un bel modo di farlo. Ci penso qualche volta.
Te
ne accorgi dal modo che hai preso di amare le tue disgrazie tuo
malgrado.
Diventa
quasi un
piacere scoprirsi vecchi ad un certo punto, no? Forse
no.
Avevo
preso la strada dell'inquietudine. Ma
di una cosa sono convinto, l'amavo
sicuramente.
Lei
mi ha ascoltato per giorni e giorni –
ho detto già che parlavamo tanto, era una cosa importante tra noi –
a mettermi in mostra e raccontarmi da
far schifo, intento a dibattermi tra fantasmi e orgoglio e lei non se
ne spazientì affatto, proprio il contrario. Cercava soltanto di
aiutarmi a vincere quella vana e sciocca angoscia. Abbondavo,
in quanto ad angoscia, è nella mia natura credo.
A
forza di dolcezza persuasiva, la sua bontà mi diventò familiare e
quasi personale. Era
una pesca dolce Molly,
non so se rendo l'idea. Ma allora mi
sembrava di cominciare a barare col mio famoso destino, con la ragion
d'essere come la chiamavo, e da quel momento smettevo bruscamente di
raccontarle tutto quel che pensavo. Il
problema, non lo nego, è che una felicità così grande non può
durare in eterno ed io lo sapevo. Ogni tanto smettevo di parlare per
pensare a questo, o lo facevo nel letto mentre lei dormiva. Nel suo
letto, nel mio mi riusciva meglio di prendere sonno bisogna
dire.
Ma
Molly era dotata d'una pazienza angelica
e vorrei
dire anche
che non era l'unica cosa che di angelico aveva, merita
che ciò si dica.
È raro,
se non era proprio un caso unico lei, trovare tanto bene in una sola
persona. Non penso di essere stato chiaro, ma non importa più
adesso.
Anche
se le sembravo a momenti un ragazzo un po' stordito, la mia
determinazione le pareva autentica e davvero degna di non essere
scoraggiata. A
lei piaceva, non si stancava mai di trovare cose che di me le
piacessero. Gradiva
anche che non mollassi mai, per così dire.
Molly
continuava a essere tenera e ben disposta. Soprattutto
quando faceva l'amore con me Molly era buona. Era
persino più gentile di prima da quando s'era convinta che volevo
andarmene definitivamente. Meritava
di meglio, ecco, l'ho detto.
E
poi, lei era decisa. Ma
questa era una cosa che le capitava per la prima volta, purtroppo
stavolta quel che
le capitava dentro le bastava, nel suo cuore. Piangevo,
non volevo perderla. Ci abbracciavamo.
Non voleva
darmi un bacio, in questo è stata cattiva ma lo capisco, aveva
chiuso già quella scatola.
Come
se la vita si portasse via, mi nascondesse quel che volevo sapere di
lei – ero
geloso – della vita in fondo al buio,
mentre avrei perso il mio slancio ad abbracciare Molly, e che allora
non ne avrei più avuto abbastanza, e che avrei perso tutto in fin
dei conti per mancanza di forza, che la vita mi avrebbe ingannato
come tutti gli altri, la Vita, la vera amante dei veri uomini. Tutte
le donne del mondo, su una bilancia, non valevano quanto lei.
Non
c'è motivo che quello finisca. O
almeno io non l'avevo capito, non lo volevo capire. Questo era
sicuro. Insomma, fin che sei in guerra,
si dice che sarà meglio in pace e ti ciucci quella speranza come se
fosse una caramella e poi invece non è che merda. Non
desideravo pace, avrei preferito continuarla la mia guerra e non
trovarla mai quella cazzo di pace inutile
che la portava via da me. Ma in quei giorni non potevo capirlo.
Sono
tornato a trovare Molly e le ho raccontato tutto. Anche
stavolta lei mi ha ascoltato, le
avrei dato un premio. Certe volte mi sorprendevo a pensare che tante
cose non le avrei nemmeno pensate se poi non avessi potuto parlarne
con lei. A cosa sarebbe servito, d'altronde?
L'abbracciavo
più spesso adesso ma era un dispiacere profondo il suo ed
io non sapevo come curarlo, nemmeno curavo il mio. In
macchina le piaceva dormire, e a me piaceva che dormisse. L'amavo un
po' di più quando
lo faceva,
magari solo una punta, ma era così. Ecco,
devo aver iniziato allora a farlo.
Con
gli americani è il contrario. Non osano capire, ammetterlo. Non
sanno che in fondo gli piacerebbe come piace a noi altri.
È un po'
umiliante, ma comunque, è proprio pena, non è orgoglio, non è
nemmeno gelosia, né scene, è nient'altro che la vera pena del cuore
e bisogna ben dirsi che tutto questo ci manca dentro e quanto al
piacere di provare della pena siamo a secco. Io
invece ne ho le tasche piene adesso
e non c'è stata pena più bella mai di quella specie di felicità
che è stata Molly. Ci vergogniamo di
non essere ricchi di cuore,
ma lei
era tutt'altro che questo, e di tutto e
anche d'aver comunque giudicato l'umanità più bassa di quel che in
fondo è davvero. Di quando in quando, si lasciava andare Molly a
farmi comunque un piccolo rimprovero.
Io non ero
buono ad ascoltarla come
faceva lei con
me, mi
perdevo nei suoi occhi verdi
e lucidi.
Degli
occhi di Molly non ne scriverò mai, non sono bravo abbastanza.
Avevo
paura di ferirla. Ma
comunque a volte l'ho fatto. Soprattutto
perché lei si feriva facilmente. «Ti assicuro che ti amo, Molly, e
ti amerò sempre ... come posso ... a modo mio. »
Il
mio modo, non era molto. Ma
su un'altra cosa posso spergiurare, anche se non era gran cosa era
tutto quello che potessi darle.
Dopo di lei in verità non ne rimase per nessun'altra. Era
bene in carne però Molly, molto attraente. Aveva
un bel seno, un bel corpo e un bel viso. Non mi è ricapitato poi,
negli anni, di posare le mani o gli occhi su un corpo tanto bello.
Era il
mio sogno americano.
«Tu
sei molto affettuoso, Ferdinand, mi rassicurava lei, non piangere per
me ...»
In
quanto a questo non mi riusciva di accontentarla, quasi mai. «Tu
sei come malato della voglia di saperne sempre di più ... ecco
tutto ... insomma,
devi fare la tua strada ... di
là, tutto solo... è
il viaggiatore solitario quello che va più lontano ...»
Ma
io volevo farla con lei la mia strada, che poi era curioso pensare
che fossero due distinte. Non ci credevo io, ma lei provava a
convincermi. «Partirai
presto allora?»
«Sì,
vado a finire gli studi in Francia, e poi tornerò.»
L'assicuravo
io con faccia di bronzo.
«No, Ferdinand, non tornerai più
...»
Non la guardai mentre lo disse, questo mi tradì.
«E
poi non sarò nemmeno più qui ...»
Non
era stupida. E
allora mi sentii in colpa, perché con lei mi sarei fermato
volentieri, ma non mi riuscì mai di spiegargli per bene quel che
avrei voluto fare con lei. È una colpa che porto
ancora.
Non
la smettevo di lasciare tutti. Qualche
volta pioveva, ma non penso che ci sia nulla di strano in questo.
Abbiamo
un po' tutti questa cosa, noi europei, di pensare che in America ci
sia qualcosa di più. È vero, non lo nego, anzi, adesso lo
testimonio. Solo non capisco come possano pensarlo anche tutti quegli
europei
altezzosi
che Molly non l'hanno vista mai.
Era
quel qualcosa di più che io pensavo di trovare il
giorno che sono partito per l'America. Solo che non lo avevo ancora
capito credo. Era un uccellino leggero, da tenere in mano.
«Ecco
che sei già lontano, Ferdinand. È solo
questo che conta ...»
Aveva
ragione Molly, le capitava molto spesso quando parlava con me.
Il treno è entrato in stazione. Mi
prese quel magone lì, quello che si portano dietro i treni.
L'ho
abbracciata Molly con tutto il coraggio che avevo ancora nella
carcassa. Di
me, quella sera, non si poteva dire che ne fosse
rimasto di più. Una carcassa, è la parola giusta, ci
ho pensato per trovarla.
Avevo una gran pena, autentica, una
volta tanto, per il mondo intero, per me, per lei, per tutti gli
uomini. E
non mi veniva nulla da dire o da fare per sistemare quel casino. È
forse questo che si cerca nella vita, nient'altro
che questo, la più gran pena possibile per diventare se stessi prima
di morire. Fino
ad allora si crede soltanto di conoscersi. Sono
passati degli anni da quella partenza e poi ancora anni ...
Andavamo
a perdere qualche dollaro dei suoi al tavolo da gioco a
volte,
altri li bevevamo e ogni tanto vedevamo le luci di una qualche città
nuova per me. Ho scritto spesso a
Detroit e poi altrove a tutti gli indirizzi che mi ricordavo e dove
potevano conoscerla, seguirla Molly. Non
lasciarla andare, come avevo fatto io magari.
Non ho mai ricevuto risposta.
Buona,
ammirevole Molly, vorrei se può ancora leggermi, da un posto che non
conosco, che lei sapesse che non sono cambiato per lei, che l'amo
ancora e sempre, a modo mio, che lei può venire qui quando vuole a
dividere il mio pane e il mio destino furtivo. Dividere
il mio letto magari, e farmi da porto. Il
mio animo con lei era come la marea e il mio destino non era
più furtivo.
Per
lasciarla mi ci è voluta proprio della follia, della specie più
brutta e fredda. Non
passa giorno che io non me lo rimproveri, ed è giusta la mia
dannazione, la
merito.
Comunque, ho difeso la mia anima fino
ad oggi e se la morte, domani, venisse a prendermi, non sarei, ne
sono certo, mai tanto freddo, cialtrone, volgare come gli altri, per
quel tanto di gentilezza e di sogno che Molly mi ha regalato nel
corso di qualche mese d'America.
Abbiamo
sprecato davvero tanto tempo per stare insieme, che a tornare
indietro avrei trascorso con lei. E pensavo una
cosa così, sul quel
treno, che ero andato in America per trovare
Molly. Che Molly era, in quel modo suo diciamo, la mia America.
Davvero bellissimo.
RispondiEliminaTi sposerei!
RispondiEliminaEEEEEEH!
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