Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

12 giugno 2013

Cenere alla cenere

But it’s always best to keep it in mind that every tower ever built tumbles, no matter how strong, no matter how tall. Someday even great walls will crumble and every idol ever raised falls […] and it’s ashes to ashes and dust to dust.
Steve Earle, Ashes to ashes.

A Federica, con un “grazie” a Stefano.

PROLOGO

«Richard! Richard!»
Il lettino era stato spinto velocemente lungo il corridoio dell’ospedale, le porte erano state sbattute con noncuranza contro i muri al passare degli inservienti che lo sospingevano. Tutto questo meno di venti minuti prima. Dalla sala operatoria uscirono due infermieri e di seguito un dottore che si diresse verso sua sorella Emily, che all’ingresso del lettino nella stanza era stata trattenuta fuori, per dirle che il paziente era ormai in coma e darle le spiegazioni del caso. Lei gridò il suo nome allora: «Richard! Richard!»

I

«Richard! Richard!»
Adesso la voce era ovattata,  distante. Non era più un grido, aveva il tono normale e familiare di una voce che proviene dal piano superiore. Richard avvertiva un senso di caldo lungo tutto il corpo, ma al contrario di ciò che si pensa comunemente non stava rivedendo tutta la sua vita passargli davanti occhi, bensì un solo singolo frangente che in quel momento lo lasciò incredulo. «Richard! Richard!»
Quando riaprì gli occhi non era in una stanza d’ospedale ma nel giardino di una villa signorile in stile inglese, circondata da un bosco di abeti. Riconobbe in quella tenuta la casa dei nonni, immersa nella campagna subito fuori Cardiff, ma non gli riusciva di capire cosa stesse succedendo. Pensò di essere morto, ma piuttosto gli sembrava un sogno; il paradiso era forse come la casa dei nonni? Aveva percezioni sensoriali e capacità di controllo dei gesti inconsueti perché si trovasse in un sogno, mise la mano fra l’erba e la sentì reale. C’era sole dappertutto, era una giornata senza una nuvola.

Si avvicinò alla porta, la spinse per entrare e notò che tutto era come lo ricordava prima che la vendessero. Una volta dentro sentì e riconobbe i rumori a cui era abituato in quella casa, ma nell’ingresso non vide nessuno. Si sentì chiamare ancora dal piano di sopra, dalla voce di una bambina. Alla sua sinistra, poco oltre la porta, l’appendiabiti con un impermeabile fuori moda, a destra invece trovò un giornale di fianco al vassoio dove suo nonno ogni volta posava la chiavi e le monete appena rincasato. Lesse la data e scoprì che era datato 1987. Tutto questo non aveva senso, Richard sentì la voce di suo nonno nel salottino di fianco commentare la terza vittoria della Thatcher alle elezioni, ma non riusciva a vedere nella stanza dall’ingresso, allora decise di salire le scale e seguire la voce che lo chiamava dal piano di sopra. «Richard! Richard!»
Seguì il suono fino alla porta della stanza dove lui e sua sorella dormivano quando stavano dai nonni e spingendo la porta semichiusa vide Emily seduta a terra, con la schiena poggiata al letto. Era sua sorella, ma sua sorella del 1987 e dunque di soli sette anni. «Richard, sei qui finalmente, ti stavo chiamando.»
Il tono di voce era adesso moderato e la bambina pareva non accorgersi, o comunque non dare peso al fatto che suo fratello (che avrebbe dovuto avere nove anni) avesse l’aspetto di un adulto. Era tutto normale, quotidiano, per lei almeno. «Emily che cosa sta succedendo qui?»
Chiese Richard, conteso tra stupore e un celato stato di panico che ormai conteneva a fatica, riferendosi all’aver perso i sensi in un incidente autostradale ed essersi svegliato nella casa dei nonni ventisei anni prima. «Nonna Rose mi ha messo in punizione per aver fatto arrabbiare la Signora Bailey.»
La severa Signora Bailey era la governante e Richard era adesso in un evidente stato di tensione, chiese ancora alla sorella perché lui fosse lì ed ella rispose con innocenza che la mamma ed il papà sarebbero tornati a prenderli domenica pomeriggio. Capitava che per il fine settimana rimanessero a casa dei nonni. Richard si mise a sedere sul letto e pensò ancora una volta di esser morto. Solo che l’immaginava diversa, la morte. Rassegnato in quell’atmosfera che non riusciva a spiegarsi Richard fece ciò che avrebbe fatto se fosse stato un momento come un altro di ventisei anni prima nella casa dei nonni, chiese ad Emily perché mai nonna Rose l’avesse mandata in punizione nella sua stanza. «Ho suonato la campanella della cucina.»
Disse. La campanella della cucina, da bambini, era per loro l’oggetto del mistero, era una piccola campanella di bronzo ormai ossidata completamente. Il colore metallico rossastro caratteristico aveva lasciato posto ad un verde strato di anni, passati uno sull’altro di pranzo in pranzo su quella campanella, segnandola irrimediabilmente come sempre fa il tempo sugli uomini, sulle loro vite e sulle loro cose, cambiandone i colori. La governante, la signora Bailey, era inflessibile sulla questione, la campanella del pranzo non doveva essere suonata da nessuno se non da lei e mai all’infuori di quel momento che solo lei stessa riusciva ad individuare secondo una saggezza antica per cui c’è un istante esatto quando non è troppo tardi né troppo presto per chiamare tutti a tavola. Era uno di quei rituali casalinghi quotidiani che ogni famiglia ha ma che grazie alla Signora Bailey, che per meglio dire era Signorina, acquistava una valenza sacrale. Ora si sa che il negato ed il seducente sono amanti e fu per questo allora che sua sorella Emily aveva suonato quella campanella.
Richard cercò fra i suoi ricordi un giorno in cui questa cosa era successa, quando aveva nove anni per la prima volta, ma nulla sembrava un dejà vu, se lui o sua sorella avessero suonato quella campana almeno una volta nell’infanzia lui di certo l’avrebbe ricordato.

II

Ad onor del vero Richard ne capiva sempre meno di ciò che gli stava capitando. Uscì dalla stanza dove la sorella era confinata e percorse metà del corridoio, poco più forse. Il primo piano aveva una fila di vetrate molto alte sulla sinistra e dall’altra parte il muro con una porta ad un’estremità e due porte all’altra, vicine. Richard ne aveva percorso metà, poco più forse. All’improvviso vide la luce attorno a sé sparire e tutto diventare buio per un paio di secondi, vide l’acqua colpire le finestre con forza e un temporale furente al di là del vetro che fino ad un attimo prima, in quel giorno pieno di sole, non c’era. Durò un frangente brevissimo e ci fu un lampo che rischiarò tutta la stanza per un istante e a Richard parve di vedere tutto in bianco e nero - nei toni del grigio -  quando lesse sul muro, sulle foto alla parete e sui quadri una frase illuminata dalla luce del lampo che un momento prima non c’era, inchiostro nero, dato come con un pennello. 

“Non suonare la campana”

Un momento prima non c’era, l’avrebbe giurato, e un momento dopo tornò il sole ed il sereno. Richard, che per lo spavento si era abbassato tornò ad alzarsi in piedi e vide che fuori non solo era tornato il bel tempo ma non c’erano tracce dell’acquazzone che poco prima aveva colpito la casa. I vetri erano asciutti e anche il prato sembrava tale, non c’era che una nuvola in cielo e la frase era sparita in ogni sua traccia. Richard lanciò un grido di spavento e poi iniziò a piangere forte, nessuno si fece incontro a lui. Allora per la seconda volta da quando era tornato nella casa dei nonni, fece quello che avrebbe fatto se tutto fosse stato uguale, ventisei anni prima. Cercò nonna Rose.

Quanto detto prima riguardo la punizione di Emily non deve far pensare che la nonna fosse una donna severa o antipatica, al contrario, nonna Rose era una signora dolcissima. La sua condizione benestante non le aveva mai fatto indossare un grembiule da cucina, ma era quel genere di nonna che immaginereste così, col grembiule. Richard la trovò al piano inferiore, seduta di fronte al nonno che ancora brontolava riguardo la vittoria dei conservatori  mentre nonna Rose fingeva di ascoltarlo, volgendo lo sguardo una volta fuori la finestra, una volta verso il marito. «Richard, caro, perché piangi?»
Nonna Rose era buona. «C'è da piangere ...»
Replicò il nonno, che proprio non digeriva la notizia. «Non dire sciocchezze, cosa vuoi che interessi al bambino se ha vinto la Thatcher o Babbo Natale, vieni Richard, cerchiamo un po' di gelato.»
Erano anni che nessuno lo chiamava “bambino” e gli offriva del gelato, e in questo tempo era stato anche a votare un bel po' di volte ma per la propria nonna (che è mamma al quadrato) si è sempre piccoli. Dal canto suo il gelato lo prese, seduto al tavolo della cucina, non riesce di dire no alla nonna. Vide la campanella poco prima che lei gli chiese: «Ho paura nonna ...»
Richard pensava ancora che poteva essere morto o qualcosa di simile. Nonna Rose, che come abbiamo detto era buona, non perse tempo a chiedergli spiegazioni, probabilmente non ne aveva bisogno, e continuò: «Sai anche io ho avuto paura una volta. Voglio dire, ho creduto di avere paura tante volte, ma quando arriverai alla mia età capirai che guardandoti alle spalle potrai dire di aver avuto paura per davvero solo un paio di volte. »
Richard ascoltava, è quello che si deve fare quando la nonna parla.

III

«Quando avevo più o meno la tua età  - e a Richard questa espressione parve ridicola - mi piaceva fare una cosa sola, andare sull'altalena. Su e giù, per tutto il giorno, non c'era cosa che mi divertisse tanto, vedevo un aereo od un uccello passare sopra la mia testa e immaginavo di essere con lui nel cielo, di picchiare velocemente verso terra e rialzarmi all'ultimo, nel moto di un'altalena. E mi sembrava di aver trovato uno spazio, nel mosaico del mondo, nella folla che ciascuno ha dentro di sé, come la bambina dell'altalena. I giorni andavano, dettati dal pendolo, e quel pendolo ero io.  Mi piaceva il brivido di spingere sulle gambe e di essere tirata in salvo da quelle corde un attimo prima di cadere in avanti. Mi piaceva quella sensazione lì, di essere trattenuta da una forza misteriosa, e riportata indietro. E c'era una musica, nel grammofono a casa mia, che ascoltavo ogni giorno, e la cantavo mentre andavo sull'altalena. Poi un giorno ho avuto paura, ho capito che l'altalena mi portava su e giù ma mai avanti, e quel giorno sono scesa da lì e non vi sono più salita. Non potevo ancora aspettarmi che ci fosse sempre qualcuno a portarmi in salvo quando rischiavo di cadere, ho temuto che quella forza un giorno si sarebbe consumata del tutto, un giorno che mi sarei spinta più forte. E lì ho cpito che ero cresciuta. Ascolta me, che sono l'albero e tu il fiore.»

IV

Illuminato dalle parole della nonna Richard si alzò in piedi e si diresse verso la porta dalla cucina, si voltò ancora verso di lei, che era ancora seduta al tavolo e lo guardava sorridendo. Non è facile descrivere quel genere di sorriso. Lui cambiò espressione all'improvviso, come se avesse ricordato qualcosa, come se avesse capito qualcosa. Diede un bacio alla nonna perché era tanto tempo ormai che non poteva più farlo e si avviò verso la campanella del pranzo, afferrò la catenina e si volse per l'ultima volta verso di lei: «La Signora Bailey si arrabbierà.»
Ma l'anziana signora non smetteva di sorridere, disse di sì, senza muoversi né parlare, ma lo disse comunque chiudendo per un momento gli occhi. Richard prese il coraggio e mosse la catenina, facendo suonare il metallo e vide in quel modo andare tutto in cenere. La casa intera era cenere e si lasciava portare via dal vento, tutti i mobili, gli oggetti, sparivano in una nuvola di polvere grigia. L'edificio ormai non aveva più soffitto e la luce filtrava copiosa; l'ultima cosa che Richard vide fu sua nonna, ancora seduta sulla sedia, davanti al tavolo poggiato in mezzo all'erba. La casa era sparita, tornata alla cenere dei ricordi. 
Poi il sole si fece più forte e Richard non riuscì più a vedere altro che bianco, fu allora che aprì gli occhi e si svegliò in una camera d'ospedale dove trovò vicino al suo letto la sorella Emily nel suo aspetto adulto, che con le lacrime agli occhi lo chiamò ancora mentre l'abbracciava: «Richard! Richard!».

Fine.

Nessun commento:

Posta un commento