Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

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Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

30 giugno 2012

L'ultima volta che mi hai chiesto se sono felice (il mio primo tentato romanzo) - ESTRATTO DAL CAPITOLO QUINDICESIMO

[...] «Di presunzione chiedo che mi si ascolti, che ognuno taccia alle mie parole, che si fermino i suoni, le musiche ed i rumori d’ogni dove e ciascuno presti udito alla mia voce. Si fermino campane, si fermino bombe ed i pianti di chi ora stupisce il mondo. Ovunque chi dorme si svegli e chi è sveglio si svegli meglio. Vogliate gradire qualcosa di alcolico mentre vado a raccontarvi ciò che ho da dire. Siete comodi? Bene, allora comincio …
Vengo a parlarvi di ciò che mi è mancato in un viaggio lungo, della nostalgia che ha divorato il mio sorriso. E vi onori sentirvi partecipi del mio dire, perché ciò che celebro io lo esigo solo per me e a nessun altro è concesso di conoscere. Ma stasera, al modico prezzo della vostra invidia vi rivelerò solo un raggio della mia stella; guida dei miei gesti come della prora d’una sperduta barca in cerca del mattino. Non abbiatene con me, poiché non sono spettatore, ma nemmeno protagonista. Stasera vi parlerò d’amore e d’amore vi lascerò pieni e se la vostra ingordigia ne vorrà ancora non abbiate remore a chiedere di averne altro, dal momento che seppur ne donassi mari e monti, tanto amore da far crollare la terra sotto i vostri piedi, me ne rimarrebbe a sufficienza per vedermi invecchiare. Tuttavia vi sembrerà di sedervi poveri ed alzarvi ricchi, ma sappiate che non vi è ragione di gioire, perché della mia ricchezza avrete solo minima parte. 
Se esiste Dio mi ha donato molto più della mia vita e del suo sangue. Mi ha preso la mano e condotto verso lei. Vengo a dirvi del mio amore, di lei e di come appare, di quando mi guarda e mi provoca un fremito, di quando mi sfiora l’animo con la punta delle dita e di quando sento il debole dei miei pantaloni. Voi ascoltatori mi crederete pazzo, al minimo ebbro, la vedrete meno bella di come la vedo io e riderete, uscendo da questo teatro, delle mie esagerazioni. Ma come può lei non essere la donna più bella che vedo se è l’unica donna sulla quale poso lo sguardo? Mamma, mi sono innamorato … 
L’ho incontrata in un inganno, in un viaggio di ritorno. Poco importa se fosse giusto o sbagliato. La presi dalle spalle, le annodai le scarpe e lei mi annodò il cuore; ed ora il nodo è tanto stretto che per liberare i capi dovrete tagliare la corda, e quel giorno, ve ne prego, sia mio il capo al quale resta il nodo. Caro mi è costata ed oltre la mia natura, ma mai una volta, una, che io abbia detto che non ne fu valsa la pena per lei che merita ogni briciola, ogni scintilla del mio amore.
Quanto è bella signori miei, mi dispiace solo che non possiate vederla con i miei occhi. Sul capo le riposa una fiamma, quanto mi piace la sua fiamma, quanto.
Per me è il colpo di cannone che mi scuote ogni giorno, esplode e vibra dentro di me. L’ho tenuta giorno e notte, e mai nulla fu più dolce. L’amo come non mai e sempre di più. Anche adesso vorrei che fosse qui, per scriverle sulla pelle – la sua pelle di latte – queste parole, girare le lettere intorno ai capezzoli, avvicinarmi alle sue labbra ed in una virata repentina scivolare sulle cosce. Giocherei come un aviatore tra le nuvole, come il cucchiaio che fa per piacere al bimbo. Di giorno spero di vederla, la notte spero di sognarla e che mai più sfugga, dall’arco delle mie braccia. Non resisto più di un minuto senza desiderarla, più di un momento senza pensarla, senza ricordare il modo in cui respira mentre le danza il seno. Il nostro futuro è una mano incerta di carte, un gioco crudele di dadi. Ma a questi opporrò la nostra forza. Al costo di qualsiasi sacrificio, lo faremo col sorriso sulle labbra di chi combatte sapendo d’aver già vinto, di chi uccide il drago dei suoi incubi e salva la principessa. Io punto tutto ciò che ho e tutto ciò che avrei se non stessi con lei. Punto tutte le mie certezze sulla ruota dei dubbi, e se dovessi perdere mai una volta mi permetterò di dire che fu errore rischiare.
Se anche lei alle volte agisce come non vorrei m’inorridisce il pensiero di stare con qualcuno che ha sempre da dirmi si. Certo non sarebbe male qualche no di meno.
Se per un attimo immagino di perderla il mio animo si smarrisce in un cielo stellato di tristezza, nel suono del corno che annuncia la fine del mondo. Come insegnereste voi, comodi sulle vostre donne comode, ad amare a chi amore ha visto esser forza e forza ne aveva troppa poca e dolore troppo tanto? 
Ogni cosa a cui penso torna da lei, ed ogni cosa ha il suo nome. Scrivessi io un vocabolario alla voce amore ci sarebbe un rimando al suo nome. Alla parola bellezza, alla parola felicità, ci sarebbe il rimando alla sua voce. E come dimenticare la parola sesso.
Quando leghiamo i nostri corpi, il suo fiato, il suo respiro, lega il mio contro il letto, il suo sudore, il suo calore scioglie il mio. Gli occhi, che pur vorrebbero vederla, faticano a restare aperti mentre lei è china ad assaggiare il mio piacere. Il fremito che mi produce, ogni volta come fosse la prima, m’inchioda, mi rende impotente, schiavo della sua generosità. Mi abbandona alla speranza che lei continui. Ma quando sono io a produrle fremiti, io a saggiarla, ed il gioco si capovolge, il suo corpo si dimena e cerca salvezza, ma nemmeno stavolta riuscirà. Preda d’una folle ebbrezza la sua voce si fa musica, sfioro il suo segreto con la lingua, desidero che lei mi stringa forte la testa tra le gambe. Voglio essere stretto al suo seno con materna irruenza fino a soffocare, finire senza respiro premuto sulla sua carne. Lei che da senso alla mia vita può prendersela quando vuole, l’unico mio rimorso sarebbe quello di lasciarla sola, ma sulla strada dove s’incontra la vita io conoscerei volentieri la morte. Purché io possa morire dopo che lei ha raggiunto l’apice del suo piacere, purché l’ultima cosa avanti i miei occhi sia il suo volto che si riempie di soddisfazione, i suoi capelli che si arrendono sulle spalle, cosicché io possa conservare dietro le mie palpebre ormai chiuse quell’immagine.
Quand’è piena d’amore da non poterne più, le sue labbra mi rendono la fatica, percepisco la felicità che le bagna e che cola lungo le gambe. L’odore permea la stanza per giorni dopo il suo passaggio. Quando esplode il suo ventre la sento gemere, e ad ogni gemito avvicina la mia pazzia. Il suo corpo che prima si annodava al mio, si rilassa sulle lenzuola madide. Apre gli occhi e cerca i miei. Li trova, e mai una volta che io sia convinto che le basti l’amore che le ho iniettato; forse perché vorrei che me ne chiedesse ancora, ed ancora, ed ancora. Vorrei che mi volesse sempre, fino a pretendermi. Se il mio corpo l’ama è solo perché io l’amo ed il suo amore compie il mio. Come una malattia il suo pensiero mi consuma ma come una cura mi dona speranza. Come una trappola mi tiene a se ed io rinuncio, per la prima volta, alla mia libertà.
Quando stanco mi concedo anche io al letto e lei mi sovrasta, la vedo, la vedo troppo per resistere, la sento e sento come mi conduce alla fine. Noto ancora una volta come sia bella, quanto mi piaccia, e ad ogni sussulto come ad ogni lentiggine la scopro più bella ancora.
Io che cerco la forza per proteggerla sono schiacciato, impotente, sotto il suo ridicolo peso. E porto le mie mani sul suo petto, scivolo lungo i fianchi, le sfioro le anche e penso che già troppo tempo mi ha separato da lei prima di averla. E lì sotto immobile, prego che non si stanchi mai e che mai si fermi. Più la ottengo, più la desidero; più la voglio, meno dura la mia sazietà. Amore mio … vorrei essere ogni notte, fino all’ultima, finché ci vorrà il viagra, il tuo fantino. Finché vorrai tu, perché io lo vorrò per sempre.
L’abbraccio così, da dietro, stesi sul letto. Mi accorgo che le nostre notti sono fin troppo brevi e che l’orologio scocca in fretta la mezzanotte ma stavolta, a far compagnia alla scarpetta di cristallo si è perso anche il mio cuore, irrimediabilmente, nella sua ferita.
Ho detto questo ed ancora non basta, ho parlato così e voi non avrete capito abbastanza bene quello che vale per me. Non ditele mai che ve ne ho parlato, lei da forma alle lenzuola come alla mia felicità, lei droga i miei giorni, lei sminuisce ogni cosa che la preceda nel tempo ma non nel mio cuore.» [...]

Successivamente riadattato per una versione teatrale.

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