Per tutti i mozzi di primo pelo e quelli che soffrono il mal di mare.

Benvenuti a bordo!

Questo è il blog che ho aperto qualche anno fa per tenere gli appunti di qualcosa che ancora non sapevo e ancora non so. Nell'estate del 2014 ne è uscito un libro e si spera che presto ne esca un altro. Ha una pagina su Facebook dove possiamo rimanere in contatto (sono di buona compagnia e non sporco più di tanto).

Cap. NS

13 agosto 2012

Ieri sera abbiamo piegato la tenda


Piccolo componimento in bilico tra James Joyce e Samuel Beckett

-Ieri sera abbiamo piegato la tenda. E spero che ti sia piaciuta la prima e ultima volta che pieghiamo una tenda insieme. Sì, non prenderla sul personale, non è colpa tua. 
-No, figurati …
-È la tenda, cosa ti aspettavi. Quando si piega la tenda, non è mai un bene assoluto, si lascia il segno nell’erba, e piccoli rottami di cuore insieme a quel picchetto che non vuole venirsene via e che anche stavolta lasceremo qui. Si piega la tenda quando si torna a casa, una casa di cemento e non di tela impermeabile che una volta era impermeabile. Forse. Una casa vera.
-Credi che basti?

-Ma si piega la tenda anche quando si riparte al mattino, per piantarla altrove. E la terra sarà testimone del nostro passaggio nell’erba ammaccata. Quando ero in Reparto, si arrivava una mattina, si piantava la tenda e ci si fermava due settimane, non una notte. 
-E le tende erano da otto, non da tre. 
-Magari quella volta al Pollino la tenda sarà anche crollata, ma l’abbiamo ripiantata lì dov’era prima, utilizzando le forchette al posto dei picchetti. Avevamo una responsabilità da portare a compimento, l’avevamo promesso all’erba.
 -E al Raid, in Hyke la tenda non si porta, è normale che sia così.
-Dici?
-Non potrebbe essere altrimenti, lasciamo la tenda al campo base per poterci tornare. Per capire dove tornare, per tornare alla nostra casa. Impermeabile eh. Una tenda è una casa, e ogni casa porta una famiglia. Ma ieri sera abbiamo piegato una tenda, insieme. Sarebbe stato meglio non aiutarti per una volta. Nemmeno me l’avevi chiesto poi. Ma arriva sempre il momento di piegarla la tenda, dovevo darti una mano. Dovevamo farlo in due. Chissà se stavolta riusciamo a farla entrare nel sacco …

-Si è entrata, oh è avanzato pure lo spazio. Non possiamo tirarla fori di nuovo per piegarla più stretta? No, sarebbe stupido. 
-Peccato, mi avrebbe fatto piacere vederla ancora una volta aperta. 
-Non c’è speranza, l’abbiamo piegata sull’asfalto, nessun segno sull’erba. Massi una volta non cambia nulla figurati. 
-Allontaniamo le nostre tende per far avvicinare i nostri cuori. Ingranaggi oliati forse, ma d’incerto funzionamento.
-Ma tu sei triste?
-Io un po’ sì. Ma si dice che così doveva andare.
-Non è mica giusto però. …
-Ha i suoi lati positivi.
-Sarà …
-Però non è giusto.
-Lo so.

-Senza rimpianti?
-Senza rimpianti …

-Ma il sacchetto con i picchetti era dentro a quello della paletteria?
-Si … purtroppo. Possiamo controllare però ...
-Forse dopo.

-Ma adesso è il momento di piegare questa tenda forse. Stefano, hai finito di pulirla?
-Si Nanni, ma è rimasto qualcosa dentro che si sente, forse una forchetta, oppure una torcia. Qualcosa in qualche tasca.
-Un nodo alla gola. Vabbè, la toglieremo quando la puliremo in sede … l’anno prossimo, lo farete senza di me. 
-Siamo fatti gradi adesso
-Era inevitabile.

-Jari butta giù quel tavolo.
-Davvero?
-Si, distruggi tutto!

-Forza uagliò, tirate fuori gli zaini dall’abside. Dobbiamo piegare la tenda.

Nessun commento:

Posta un commento