A quattro mani con il Capitano di complemento A. De Saint-Exupéry (Groupe de Reconnaissance 2/33 - Armée de l'Air), scrittore di fama mondiale e pilota, abbattuto dai tedeschi il 31 luglio 1944 al largo dell'Île de Riou.
Con il rispetto che si deve ad un maestro, le sue parti sono quelle in corsivo.
Sarebbe stato più bello se le avessi lasciate in francese, però ...
Ai biglietti di ritorno.
Quando la chiamo non c’è mai, la sera non è più tornata, per giunta non mi chiama, con lei divento matto! [...]Signorinella, [...] le ho anche mandato un biglietto con quattro righe, ma non mi ha risposto. Com'è difficile essere un'isola se lei fa così. Si sbrighi a telefonarmi se non vuole che le sia infedele. Lei è stata come un anello per me, al dito dell'Universo, e gli occhi miei non si aprono ancora e ora? Nemmeno una telefonata? Un biglietto?
Non mi piace il clima interiore che ha rimpiazzato la mia primavera, un misto di delusione, aridità e risentimento. Soprattutto aridità comunque. Fluttuo in un tempo vuoto in cui non ho più niente da sognare o da ricordare. La cosa più triste quando hai un dispiacere è chiederti “vale la pena .... ?” E quando arriva questa domanda, ecco, già non sei più convinto. Vale la pena avere questo dispiacere per chi non si preoccupa neppure di avvisare? Certamente no. Allora non hai neanche più il dispiacere, ed è più triste ancora e qui si diventa aridi. Sarà meglio, allora, avere sempre un dispiacere fra le mani, e lustrarlo, di tanto in tanto. Devo cercare nelle scatole che ho chiuso se c'è rimasta ancora una lacrima da piangere. Così, ma non per la tristezza, per il teatro. Oggi non c’è nessun piccolo principe. [...] Anzi, è diventato scettico. Un piccolo principe scettico non è più un piccolo principe. Non le perdono di averlo rovinato, stropicciato. Non ci saranno più neanche lettere, né telefonate, né segni di vita.
Gli anni, io odio gli anni. Non mi piace quando passano, è quella la cosa che non mi piace. Che belli sarebbero, gli anni fermi. Sono stato imprudente, non pensavo che continuando così avrei rischiato di farmi male. E invece il roseto mi ha trafitto mentre coglievo una rosa. Le rose sono andate ed io con loro. E alcune mi mancano, ma così è questo tram che chiamiamo vita, no? Prima o poi scendono tutti, scendiamo tutti signorinella. Non c'è un mare al mondo che sia immobile né vite che siano per sempre, fanno un po' tutti il gioco degli anni. Alla gente piace, in fondo. Il roseto dirà: che importanza avevo per te? Io mi succhio il pollice sanguinante e rispondo: nessuna, roseto, nessuna. Niente ha importanza nella vita. (Nemmeno la vita.) Addio, roseto. Che bel modo avrò, di essere un animale ferito.
Gli anni, io odio gli anni. Non mi piace quando passano, è quella la cosa che non mi piace. Che belli sarebbero, gli anni fermi. Sono stato imprudente, non pensavo che continuando così avrei rischiato di farmi male. E invece il roseto mi ha trafitto mentre coglievo una rosa. Le rose sono andate ed io con loro. E alcune mi mancano, ma così è questo tram che chiamiamo vita, no? Prima o poi scendono tutti, scendiamo tutti signorinella. Non c'è un mare al mondo che sia immobile né vite che siano per sempre, fanno un po' tutti il gioco degli anni. Alla gente piace, in fondo. Il roseto dirà: che importanza avevo per te? Io mi succhio il pollice sanguinante e rispondo: nessuna, roseto, nessuna. Niente ha importanza nella vita. (Nemmeno la vita.) Addio, roseto. Che bel modo avrò, di essere un animale ferito.
Posso continuare a scrivere, visto che è la mia ultima lettera. Non che siano mancate parole finora, né ultime lettere. Però scrivo sdraiato e le mie frasi vanno di sbieco, come se avessi bevuto: ma ho bevuto solo un po’ di dispiacere. Brucia nella gola quando scende. Ma la vita è difficile per tutti: non gliene avrei fatto una colpa forse. Le faccio una colpa di avermi lasciato aspettare, non di non esser venuta. Di questo sì, e mi dispiace solo che non sia stata qui a vedermi. Ho bisogno di un ricordo diverso. Ecco. Ricordo d’esser stato pastore. Vegliavo da solo. Le stelle cadevano sulla Terra allora e sembrava di stare sotto una guerra. Una creatura dormiva accanto a me [... ] e io posavo la mano sul vello di lana. Tenevo la mano sulla fronte coriacea della pecora. Per proteggerla dalla vita. Da se stessa, da me.
Ci sono fasi, momenti della vita stessa, in cui la miglior difesa è così, semplicemente, far esistere tutto quello che vogliamo esista. Come una concessione speciale, senza colpa. Come qualcosa che abbiamo meritato. Ma io conosco bene i pericoli del mare. [...] E quella sera ero come un vecchio ed esperto capitano a bordo di un piccolissimo vascello in mezzo a tutto quel mare. Bisognava portarlo verso il giorno, bisognava rendergli dolce, sino all'arrivo del giorno, la traversata della notte, come quella del mare. Al mattino non doveva essersi accorto di nulla. Il suo sonno tenero non doveva essere turbato. Dicevo al piccolo vascello “sei proprio grazioso piccolo vascello, e sei anche coraggioso, piccolo vascello. E io sono contento di aver potuto essere, almeno una volta, il tuo capitano sino all'arrivo del giorno.” Lo dicevo piano, perché non si svegliasse. Ecco la storia che ho sognato per inventarmi un ricordo, un ultimo ricordo che valesse la pena. Devo ricordare il futuro da ora in poi. E sorridere, sempre. Ma se mi va di dimenticare il suo dimenticare e di inventarmi un sogno? Ho vissuto mille felicità meravigliose io e allora posso inventarmi tutti i sogni che voglio, ogni volta che mi va. Ed è stato bello, per esser vero.
Ci sono fasi, momenti della vita stessa, in cui la miglior difesa è così, semplicemente, far esistere tutto quello che vogliamo esista. Come una concessione speciale, senza colpa. Come qualcosa che abbiamo meritato. Ma io conosco bene i pericoli del mare. [...] E quella sera ero come un vecchio ed esperto capitano a bordo di un piccolissimo vascello in mezzo a tutto quel mare. Bisognava portarlo verso il giorno, bisognava rendergli dolce, sino all'arrivo del giorno, la traversata della notte, come quella del mare. Al mattino non doveva essersi accorto di nulla. Il suo sonno tenero non doveva essere turbato. Dicevo al piccolo vascello “sei proprio grazioso piccolo vascello, e sei anche coraggioso, piccolo vascello. E io sono contento di aver potuto essere, almeno una volta, il tuo capitano sino all'arrivo del giorno.” Lo dicevo piano, perché non si svegliasse. Ecco la storia che ho sognato per inventarmi un ricordo, un ultimo ricordo che valesse la pena. Devo ricordare il futuro da ora in poi. E sorridere, sempre. Ma se mi va di dimenticare il suo dimenticare e di inventarmi un sogno? Ho vissuto mille felicità meravigliose io e allora posso inventarmi tutti i sogni che voglio, ogni volta che mi va. Ed è stato bello, per esser vero.
Depongo le armi ora, riposa anche tu. Ovviamente basterebbe un po’ di primavera a dileguare le mie grandi decisioni ma quanto mi sono amato, quando mi amavi.
Con questo post, a cui mi sento già molto affezionato, la Regina Mari celebra il suo secondo anno di mare così pure la fine di una fase che ci ha messo tanto a finire. La fase del mio vivere a Teramo, e volevo salutare così la città che mi ha ospitato in questi ultimi anni. Il testo è tratto da "Lettere ad una sconosciuta", dell'autore di cui sopra.
Nessun commento:
Posta un commento